Alle otto di sera Matteo Renzi, apparentemente sereno e quasi allegro, ci mette la faccia in conferenza stampa e prova a mettere a tacere le polemiche: «C’è amarezza, certo, ma è normale: il ricambio è cosa umana». E ancora: «C’è un Pd in grandissimo spolvero nei collegi. Non sottovalutateci. Abbiamo messo in campo la squadra migliore per vincere le elezioni». Annuncia che le liste saranno pubblicate sul sito alle nove di sera. Ma il parto è travagliatissimo e si lavora ancora fino a notte. Molti gli scontenti, nella minoranza ma non solo. Si arrabbia anche il ministro Carlo Calenda.
Elezioni 2018, candidati Pd: ecco chi è dentro e chi è fuori. Il caso Latorre e Realacci
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Due giorni di fuoco, con un lavoro di cesello che lascia fuori molti nomi noti, a favore di new entry ma anche a causa del previsto calo di parlamentari e dei seggi da distribuire agli alleati. In giornata è il guastatore Carlo Calenda a esprimere dissenso: «Qual è il senso di non candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi? Spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso. Farsi del male da soli sarebbe incomprensibile».
Nelle ore successive esplode il malessere della minoranza con il no di Gianni Cuperlo, che rifiuta il seggio di Sassuolo, perché fuori territorio. Renzi non si scompone: «Giachetti e Cuperlo mi hanno chiesto di non andare in collegi sicuri e abbiamo pensato di destinarli in zone nostre. Roberto ha accettato, Gianni no. Ma non c’è alcuna polemica o divisione». Quanto a De Vincenti, spiega, «c’è stata un’incomprensione, vediamo se riusciamo a rimediare». Renzi risponde anche sulla Boschi, spostata a Bolzano: «Sarà in diversi collegi e diversi territori. Anche a Taormina, dove ha lavorato all’organizzazione del G7. Perché non ad Arezzo? Abbiamo deciso di prendere di petto la questione banche e mettere il ministro Padoan a Siena». Poi aggiunge nuovi candidati, come il maestro di strada Marco Rossi Doria. Quanto a Orlando, concorda con il suo «non è tempo di polemiche» e contesta le ricostruzioni: «Non c’è stato nessun veto, noi abbiamo subito dei veti nel 2013 ma non ne abbiamo messi nel 2018. Abbiamo messo dei candidati in grado di vincere». Quanto alla Campania, spiega, «non dico che abbiamo usato il lanciafiamme ma, certo, qualche elemento di novità notevole c’è stato».
Poi Renzi rilancia la sfida ai leader. A Luigi Di Maio: «Mi aveva sfidato, sto ancora aspettando». E a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: «Li aspetto per un confronto tv».