6 marzo 2018 - 10:14

Il M5S apre agli altri partiti
I paletti di Grillo sui nomi

Il garante a Roma: i nostri ministri non sono uno spot. E oggi il candidato festeggia a Pomigliano d’Arco

di Alessandro Trocino

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Ha chiamato nella notte Luigi Di Maio per congratularsi, poi è partito alle tre di notte da Sant’Ilario per raggiungere Roma. Beppe Grillo, il fondatore, l’Elevato, non poteva non esserci al «trionfo», come l’ha chiamato Di Maio. Ma soprattutto non voleva mancare alle trattative per il governo, a quel tavolo praticamente ininterrotto che si è aperto negli uffici privati dell’Hotel Parco dei Principi e che sarà decisivo per definire la linea dei 5 Stelle.

Il messaggio di Grillo

Una vittoria netta, chiara, che porta il Movimento a triplicare i suoi parlamentari, con una valanga di undici milioni di voti e un incredibile «cappotto» nel Sud. Solo che quei voti vanno gestiti, come va gestito quest'inizio difficile di legislatura. «Ora voliamo alto», dice Davide Casaleggio, che si dilunga nella metafora già usata a piazza del Popolo («La nebbia è la prigione dei pensieri corti, il sole è gioia, brezza, immaginazione»). Grillo, in questo periodo, è molto meno solare e anche il testo che ha pubblicato sul suo nuovo blog manca di slancio e di punti esclamativi. Ringrazia gli italiani, che sono usciti «dal torpore» e l’hanno sostituito con «la passione». Poi se la prende con i media, definiti «volubili» perché passati dal «deridere»la mossa della squadra di governo al definirla «geniale». Ma questa squadra, dice Grillo con una frase che è rivolta anche all’interno del Movimento, è fatta di candidati che «non sono uno spot». Sono una realtà, non un gioco, non una mossa politica. E dunque non si cambiano, sembra dire Grillo. Non si torna indietro, non si barattano in cambio di qualche voto nella futura «scatoletta di tonno», ancora tutta da aprire. Tra i più esposti, nelle prime ore della nuova era, c’è Alfonso Bonafede, che rende palese la disponibilità a offrire una presidenza delle Camere. «Stiamo pensando alla possibilità di fare una rosa di nomi», dice. Nomi che saranno «figure di garanzie» e a partire dalle quali, spiega, si costruirà un «confronto con tutte le forze politiche».

La festa di Di Maio

Oggi Di Maio festeggerà in piazza a Pomigliano d’Arco. A Napoli i 5 Stelle hanno ottenuto alla Camera il 52,4% conquistando tutti i collegi uninominali e sono risultati il primo partito in ogni quartiere, raggiungendo il 60% nelle periferie. Ma prima della festa, nell’hotel romano, va avanti il tavolo che comprende il leader, Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista, Vincenzo Spadafora, Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli. Nella mattinata si aggiungono Beppe Grillo e Roberto Fico. Il primo nella veste di «guardiano della rivoluzione», il secondo in quella di ala più a sinistra del Movimento. Che, non a caso, ha già messo un veto a una possibile alleanza con la Lega. Ma il capo è Di Maio e sarà lui a tenere il pallino della trattativa. Si vedrà se il Movimento riuscirà a stare compatto. Le minoranze sono state praticamente eliminate, tra espulsioni e mancate ricandidature. Ma c’è un gruppo enorme di parlamentari che metterà piede per la prima volta a Montecitorio. E questa volta, a differenza del passato, ci saranno anche alcuni candidati dell’uninominale, esterni al Movimento. Non ragazzini, né militanti cresciuti nei meet up locali, ma giornalisti e professionisti con una storia alle spalle. Bisognerà vedere se la logica ferrea delle truppe allineate e fedeli al capo, con tanto di sanzioni nel caso in cui qualcuno decida di sgarrare, funzionerà anche con le nuove leve. E poi bisognerà verificare la sorte di quei parlamentari eletti nonostante siano già stati scomunicati ed espulsi dai vertici, perché coinvolti nella vicenda di Rimborsopoli o perché risultati non in linea con il codice etico (vedi massoni). Tra loro c’è Andrea Cecconi, che ha vinto a Pesaro contro Marco Minniti. E il presidente del Potenza Calcio, Salvatore Caiata, eletto alla Camera con una percentuale del 42 per cento, che non ha nessuna intenzione di mettersi da parte.

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