2 marzo 2018 - 22:54

Renzi: «Il 4 marzo è derby tra chi incita all’odio e chi risolve problemi»

L’Obihall di Firenze “sold out” per la chiusura della campagna elettorale del segretario democratico: «C’è una cosa sola di cui ci vergogniamo: di voi e del vostro linguaggio, cari 5 stelle».

di Giuseppe Gaetano

shadow

«C’è una cosa sola di cui ci vergogniamo: ci vergogniamo di voi e del vostro linguaggio, cari 5 stelle». Così Matteo Renzi, in un teatro Obihall strapieno per la chiusura della campagna elettorale: «Oggi abbiamo visto una piazza per tre quarti vuota, e le piazze non si falsificano, non sono come bonifici; le piazze o le riempi o sono vuote» ha aggiunto attaccando il Movimento di Grillo, che considera il principale avversario. «Questo modo violento non fa male al Pd, fa male all’Italia - prosegue -; noi siamo orgogliosi di essere del Partito democratico, nonostante abbiano fatto di tutto per farci vergognare: scandali, prove false, finte notizie, violenze verbali e insulti... addirittura agli attori del nostro spot» ha detto non dal palco, dov’era stato allestito un maxischermo, ma dal centro della sala, su un cubo rialzato con podio e le bandiere dell’ Europa e dell’Italia. In sala anche il ministro per lo Sport, Luca Lotti, il sindaco di Firenze Dario Nardella. «I politici risolvono le crisi, i professionisti della rabbia e dell’odio si fanno i selfie davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi - ha aggiunto in riferimento alla situazione di Piombino -; 278mila persone hanno trovato lavoro grazie al jobs act: questo significa governare, non lisciare il pelo alle paure della gente». Sul tema dell’immigrazione Renzi cita proprio quel Vangelo che altri vorrebbero difendere dalla paventata avanzata dell’Islam: «Avevo freddo e mi avete riscaldato, avevo fame e mi dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, avevo fredo e mi avete vestito, ero forestiero e mi avete ospitato» . L’evento si è chiuso con l’inno nazionale cantato in piedi a squarciagola da tutti i presenti.

A Porta a Porta

«Preferisco andare all’opposizione che stare con gli estremisti - aveva detto nel pomeriggio, durante la registrazione di “Porta a Porta” su Rai1 -. La battaglia per il primo gruppo parlamentare è a due, tra noi e il M5S: io spero, penso e credo che, se sarà il Pd, sarà più facile immaginare di seguire le indicazioni del presidente della Repubblica». «Non personalizzo questa volta, dico noi Pd» ci tiene a puntualizzare l’ex premier elencando i varie obiettivi del governo di centrosinistra, dai risultati sull’occupazione agli 80 euro, alla soluzione delle crisi aziendali o dell’emergenza immigrazione. Il nome del premier lo «deciderà il presidente della Repubblica» ha continuato Renzi, facendo osservare che «il sistema poteva cambiare con il referendum e non è cambiato», ma se fosse «Gentiloni o uno dei nomi del Pd che girano in questi giorni, da Minniti a Delrio, Franceschini o Calenda , sono comunque convinto che a tutti si riconosca una professionalità e un’autorevolezza decisamente superiore agli altri competitor». «Ho visto i nomi proposti da Di Maio, potrei essere contento - attacca -: uno ha sostenuto il referendum, uno è per la Buona Scuola. Si è pentito? Peccato che è ancora lì che lavora per la Fedeli... ». E ancora: «Il candidato ministro alla Difesa è stato assessore ai gemellaggi del Comune di Velletri. Io ho profondo rispetto per Velletri ma alla Nato parli di bombe, non dei gemellaggi di Velletri». «Tra Minniti e una criminologa sconosciuta dico che la criminologa va bene nel salotto di Bruno Vespa ma qui si parla di incontrare le tribù in Libia» insiste Renzi che chiude: «Vista una squadra così, con uno come Calenda per esempio, io me la gioco con tutti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ti potrebbero interessare anche articoli correlati
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT