28 marzo 2018 - 22:24

Scontro sulle nomine in Senato
Il Pd: no all’incontro con Di Maio

Ai dem un vicepresidente ma nessun questore. Le consultazioni dal 4 aprile. Il quadro parlamentare appare ancora più frastagliato del previsto

di Dino Martirano

In alto in senso orario: Paola Taverna, Ignazio La Russa, Roberto Calderoli, Antonio De Poli, Laura Bottici, Paolo Arrigoni e Anna Rossomando In alto in senso orario: Paola Taverna, Ignazio La Russa, Roberto Calderoli, Antonio De Poli, Laura Bottici, Paolo Arrigoni e Anna Rossomando
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È ancora scontro aperto tra Lega e M5S, da un lato, e tra grillini e Pd, dall’altro, nel giorno in cui il Quirinale ufficializza che le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i partiti inizieranno mercoledì 4 aprile. Quel giorno, a partire dalle 9, per primi saliranno al Colle i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e il presidente emerito, Giorgio Napolitano. Mentre il calendario per le delegazioni dei partiti, che è ancora in corso di definizione, dovrebbe poi estendersi al fine settimana successivo alla Pasqua. Il fattore tempo, per il Quirinale, sta dunque assumendo tutto il suo peso. Visti anche il risultati dell’elezione dei 4 vicepresidenti, dei 3 questori e degli otto segretari d’Aula del Senato, il quadro parlamentare appare infatti ancora più frastagliato del previsto. A Palazzo Madama ogni partito ha finito per votare solo i suoi candidati, con il risultato che il Pd ha sì ottenuto una vice presidenza per Anna Rossomando (minoranza di Orlando) ma è stato escluso dalla stanza dei questori e da quella dei segretari d’Aula. E oggi, alla Camera, i Cinque Stelle minacciano di usare la loro forza d’urto di 222 deputati per imporre anche un vice presidente del M5S che soffierebbe il posto su cui il Pd contava.

«Faccia a faccia»

Queste manovre hanno già prodotto effetti a catena. Infatti, i «faccia a faccia» tra partiti promossi dal M5S partono in forte salita. Il Pd — che affida al capogruppo Andrea Marcucci la protesta per la mancata elezione di un suo questore al Senato e per l’attacco dei grillini sulla vicepresidenza della Camera— ora ha tutte le carte in mano per respingere l’invito dei grillini. E così il reggente Maurizio Martina spiega: «Di certo non parteciperemo a nessun incontro sui programmi con altri in questi giorni; noi attendiamo con rispetto le consultazioni del presidente della Repubblica». Ma il M5S non l’ha presa bene: è una «ripicca», è il solito Pd che «pensa più alle poltrone che al bene del Paese». Al Nazareno, tuttavia, dicono sottovoce di essere soddisfatti perché al Senato c’è stata la dimostrazione plastica «che dei Cinque Stelle non ci si può fidare» per l’elezione di un questore. Figuriamoci, aggiungono, per un patto di governo.

«Da solo Di Maio dove va?»

Sul fronte opposto — quello del ruvido confronto tra M5S e centro destra — Luigi Di Maio e Matteo Salvini continuano a duellare sulla premiership e a rinfacciarsi reciprocamente di voler strizzare l’occhio ai dem. Anche se poi, in serata, arriva la conferma che le delegazioni di Forza Italia e della Lega si siederanno già oggi al tavolo apparecchiato dai pentastellati. Le premesse però non assomigliano a segnali di vera pace: «Ma da solo Di Maio dove va? Voglio vederlo a trovare 90 voti in giro...», fa i conti Salvini. E per risposta, il leader del M5S propone i suoi numeri: «Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri...». In questo clima di sospetti, il Senato ha eletto i suoi 4 vicepresidenti: Roberto Calderoli (Lega) con 164 voti, Ignazio La Russa (FdI) con 119, Paola Taverna (M5S) con 105 e, appunto, Anna Orsomando (Pd) con 63. Il centro destra ha anche confermato con 165 voti il questore «anziano» Antonio De Poli (Udc, ora in FI), che presiederà il collegio in cui viene confermata anche Laura Bottici (M5S) con 115 voti ed entra il leghista Paolo Arrigoni con 130 voti. I capigruppo del Senato hanno deciso di istituire una commissione speciale di 24 componenti che dovrà esaminare il Def e i decreti attuativi. Per le commissioni permanenti, dice la capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini, «si dovrà delineare prima quali sono i rapporti tra maggioranza e opposizione».

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