Milano, 8 dicembre 2017 - 16:07

India, un altro giornalista ucciso
Il terzo in tre mesi

Dopo l’ascesa al potere del partito dei nazionalisti indù guidato da Modi si sono moltiplicate le aggressioni verso i reporter

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Cinque pallottole e Navin Gupta si è accasciato in una pozza di sangue. E’ l’ultimo reporter ucciso in India silenziato dai proiettili di centauri senza identità. E’ stato freddato tre ragazzi in motocicletta, poi svaniti nel nulla, mentre usciva dal negozio di famiglia, a Kanpur, cittadina dell’Uttar Pradesh. Lui, però, 35 anni, una moglie e un figlioletto di 4, al commercio aveva preferito il giornalismo: da 8 anni lavorava per il quotidiano Hindustan, scritto in hindi.

Le altre vittime

Si allunga così la macabra lista dei giornalisti ammazzati in India. Almeno sette quest’anno, di cui tre brutalmente uccisi in strada negli ultimi tre mesi: Shantanu Bhowmick, massacrato a coltellate il 20 settembre mentre si stava occupando delle violenze tra polizia e fazioni politiche nel remoto stato nordorientale di Tripura; dove anche Sudip Datta Bhaunik è stato freddato a bruciapelo da un agente di sicurezza delle forze paramilitari. Il caso più eclatante è stato quello di Gauri Lankesh, assassinata il 5 settembre davanti a casa sua a Bangalore dopo essere stata ripetutamente minacciata per il suo lavoro sul nazionalismo indù e la condizione delle donne in India. Dirigeva un piccolo giornale locale che portava il suo nome – fondato dal padre, poeta, giornalista e intellettuale– schierato contro l’estremismo induista e le ingiustizie di casta e di genere.

In fondo alla classifica

A maggio un rapporto di Reporters Sans Frontières ha classificato l’India 136esima su 180 paesi nella lista sulla libertà di stampa: una perdita di tre posizioni rispetto all’anno precedente. Gli analisti sottolineano che da quando al governo è salito il partito nazionalista indù Bjp guidato da Narendra Modi la vita per chiunque voglia esprimere una idea diversa da quella imposta è diventata difficile. Si sono moltiplicati gli attacchi, le pressioni, le aggressioni nei confronti dei giornalisti. E sta crescendo l’autocensura tra i media mainstream.

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