29 dicembre 2017 - 16:59

Yemen, Nyt: bombe «made in Sardegna» usate da Riad su civili

La denuncia arriva dal New York Times che in prima pagina pubblica un video con quello che definisce «il percorso del commercio delle armi» che stanno insanguinando lo Yemen

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Bombe fabbricate in Sardegna sono state usate dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen e hanno provocato vittime anche tra i civili: la denuncia arriva dal New York Times che in prima pagina pubblica un video con quello che definisce «il percorso del commercio delle armi» che stanno insanguinando lo Yemen. Il reportage dura poco più che sette minuti: nel primo fotogramma si vede una bomba che esplode e la voce che ricorda come «lo Yemen sia immerso in un violento conflitto» da anni. E nel fotogramma successivo, un’istantanea presa dall’alto mostra un idilliaco paesino della Sardegna, circondato da due spiagge. Il quotidiano newyorkese mostra quelle che definisce «le prove» di bombe utilizzate non solo contro i combattenti Houthi sciiti ma anche contro i civili, e cita in particolare una famiglia di sei persone uccisa da una bomba. «L’Italia -riconosce il NYT- non è l’unico Paese che invia armi all’Arabia saudita. In base alla nostra inchiesta c’è stato un aumento sostanziale dell’export nel settore solo nel 2017». Il video mostra le immagini delle visite ufficiali a Riad della premier britannica Theresa May e del presidente americano, Donald Trump. E dopo le immagini di container e camion, scorrono i volti del premier Paolo Gentiloni e del ministro della difesa, Roberta Pinotti. Il quotidiano newyorkese sottolinea che l’inchiesta ha richiesto mesi di indagini. Il 22 maggio Trump si è recato in visita a Riad e ha firmato accordi per forniture militari di 110 miliardi di dollari.

Il viaggio delle armi

L’Italia, aggiunge il quotidiano newyorkese, sta «approfittando» di una guerra per rafforzare la sua industria bellica, ma è lecito chiedersi «se il governo stia violando leggi nazionali e internazionali». Di sicuro quello che emerge è «un’istantanea sulla melmosa rete che alimenta i conflitti internazionali». Il New York Times ha seguito per mesi il `viaggio´ delle armi, dalla produzione alla consegna. Prima tappa allo stabilimento manifatturiero della RWM Italia in Sardegna, a Domusnovas, nella provincia di Carbonia-Iglesias. Mauro Pili, ex presidente della regione Sardegna ed ex sindaco di Iglesias, denuncia da anni quelli che chiama i carichi della morte, in partenza dal porto di Cagliari; insieme ad altri «politici locali» ha documentato centinaia e centina di carichi, da quando il conflitto è iniziato. Per anni le consegne sono state fatte con aerei cargo che decollano dall’aeroporto di Elmas; ma negli ultimi mesi sono state caricate su navi in partenza dai porti dell’isola. Il reportage documenta i camion che spostano i container, a volte addirittura scortati da veicoli della polizia e dei vigili del fuoco come previsto in caso di movimentazione di materiale infiammabile ed esplosivo. Una enorme nave vista a dicembre nel principale porto sardo risulta «molto simile» a quella fotografata a Gedda una settimana più tardi. L’azienda RWM, di proprietà della tedesca Rheinmetall Defence, vende a Riad le bombe della serie MK8, identificabili dalle matricole A4447: Il New York Times ha trovato tracce di queste bombe in almeno 5 attacchi in Yemen, tra cui uno a un compound del governo nel nord e l’altri a piazza Tahrir, a Sanaa.

Il ruolo del governo italiano

In un bombardamento, le bombe hanno colpito una casa disabitata ma in un altro caso è stata sterminata un’intera famiglia, madre, padre e quattro figli, sorpresa dal bombardamento nel sonno. L’Italia, si chiede il New York Times, sta violando la legge? Il quotidiano ricorda che il governo italiano ha sempre insistito sul fatto che la vendita di armi all’Arabia Saudita è legale, resistendo al pressing delle opposizioni (tra cui M5S) che hanno messo in guardia dal fatto che le armi potessero essere usate contro i civili. Il quotidiano fa notare come la legislazione italiana in materia di export di armi sia tra le più rigorose d’Europa, perché proibisce la vendita di armi a Paesi in conflitto. La vendita di bombe potrebbe violare anche i trattati internazionali che proibiscono la vendita di armi a Paesi che compiono conclamate violazioni dei diritti umani. Il Parlamento europeo a novembre ha votato per la terza volta l’embargo di armi a Riad, ma non sono mai state intraprese azioni nel Consiglio europeo, per la presenza di altri Paesi grandi esportatori, come Gran Bretagna e Francia. La società nel frattempo, nonostante le numerose proteste della popolazione locale, ha raddoppiato il numero degli addetti, ha raccontato un ex dipendente. Il governo italiano ha garantito licenze per la vendita di quasi mezzo miliardo di euro in armi, di cui la maggior parte riguardano le bombe MK80, quelle ritrovate in Yemen.

Yemen: Giro, rispettiamo legge ma riflettere su opportunità

L’Italia rispetta «una legge molto rigida» ma «certo c’è da riflettere se oltre a rispettare la legge ci sia un problema di opportunità», ha commentato il vice ministro degli Esteri, Mario Giro. «Noi - ha spiegato - rispettiamo una legge molto rigida da questo punto di vista. Detto questo c’è da riflettere se oltre a rispettare la legge, che sicuramente è rispettata, non ho motivo di dubitarne, ci sia anche un problema di opportunità. Queste armi fanno giri strani e poi alla fine finiscono magari in un teatro di guerra». Certamente, ha concluso, «questa è una guerra tremenda, spesso dimenticata, spesso ci dimentichiamo che c’è una guerra in Yemen e forse si potrebbe fare un ulteriore riflessione sull’opportunità».Invece fonti della Farnesina sottolineando che «gli ultimi dati disponibili a livello Ue dimostrano che le esportazioni italiane di armamenti verso l’Arabia Saudita sono minori di quelle effettuate dai principali Paesi europei.

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