Milano, 5 novembre 2017 - 00:40

Mani Pulite in Arabia Saudita: arrestati decine di principi ed ex ministri. C’è anche Alwaleed

Giro di vite contro l’illegalità del principe Mohamed bin Salman, il reggente del Paese guidato ancora dal padre 81enne re Salman

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Il sempre più potente erede al trono saudita, il principe Mohamed bin Salman (conosciuto come Mbs) ha operato un giro di vite in Arabia Saudita contro l’illegalità, senza guardare in faccia nessuno, inclusi i suoi (scomodi) parenti. La nuova commissione anti-corruzione saudita — da lui istituita — ha arrestato 11 principi, membri della sterminata famiglia reale, quattro ministri in carica e decine di ex ministri. A dare la notizia la rete saudita Al Arabiya, citando fonti anonime, che su Twitter ha chiarito come «i quatto ministri in carica sono stati immediatamente sostituiti». Tra i principi giubilati Moteib Bin Abdullah, che era anche ministro della Guardia Nazionale. Al suo posto il re ha nominato il principe Khalid bin Ayyaf. Altro ministro defenestrato quello dell’Economia e della Pianificazione, Adel al-Faqieh. Al suo posto Mohammed Bin Mizyn al-Tuwaijri. Fatto fuori anche il comandante della Marina saudita, l’ammiraglio Abdullah al-Sultan. Da ultimo questa mattina è finito in carcere anche il principe miliardario Alwaleed bin Talal; anche per lui l’accusa è di corruzione; Alwaleed bin Talal possiede la società di investimento Kingdom Holding, è finito in manette insieme all’ex ministro delle finanze, Ibrahim al Assaf. Kingdom possiede partecipazioni nell’impero mediadico News Corp di Rupert Murdoch e anche nel sito di microblogging Twitter. La maggior parte dei big è stata messa agli arresti domiciliari al l’hotel Ritz di Ryad; la polizia ha chiuso tutti gli aeroporti privati della capitale per impedire fughe su jet privati. L'ordinanza regale spiega che il comitato è stato creato «a causa delle tendenza di alcune persone all'abuso, mettendo il loro interesse personale al di sopra di quello pubblico, e distraendo fondi pubblici».

I primi passi di Mbs

Il 32enne erede al trono è considerato di fatto il reggente dell’Arabia Saudita — guidata ancora dal padre 81enne re Salman —, perché controlla le leve del potere dalla Difesa all’Economia grazie al piano «Vision 2030», che punta a diversificare l’economia del regno, in gran parte dipendente dalle esportazioni di petrolio. A settembre scorso la commissione aveva arrestato una ventina di persone, inclusi influenti religiosi del clero wahabita (l’interpretazione più rigorosa e intransigente dell’Islam sunnita) contrari alla politica estera del principe che il 5 giugno ha dato il via alla rottura delle relazioni con il Qatar, alla privatizzazione del 5 per cento del colosso petrolifero Aramco (la compagnia petrolifera statale del regno) e al taglio dei sussidi da parte del governo centrale.

Giovane e ambizioso: chi è il nuovo principe ereditario

Indicato da tempo come il nuovo uomo forte di Riad, Mbs è da sempre ritenuto il figlio prediletto del sovrano: ministro della Difesa, è stato «promosso» vice premier in un periodo in cui il regno risente del calo del prezzo del petrolio, in un momento storico segnato dall’annosa rivalità con l’Iran e dai conflitti in Medio Oriente. Il cambiamento nella linea di successione al trono è arrivato, tra l’altro, nel mezzo della crisi tra i Paesi della regione innescata dall’annuncio del 5 giugno di Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti ed Egitto di rompere le relazioni con il Qatar, accusato di sostenere il «terrorismo». Dalla salita al potere di re Salman nel gennaio di due anni fa, Mohammed bin Salman ha accumulato sempre più potere nel regno, alleato cruciale degli Usa. Come ministro della Difesa, Mbs ha coinvolto la monarchia nella guerra in Yemen a sostegno del governo del presidente e contro i ribelli sciiti Houthi, sostenuti dagli arci-rivali iraniani. Il giovane non si è mai sottratto alle telecamere mantenendo un profilo insolito per il regno più conservatore del mondo arabo. Barack Obama lo aveva in passato definito «estremamente informato» e «saggio» per la giovane età. Nell’incontro con Donald Trump, a marzo scorso, Mbs ha invece parlato del tycoon come di «un vero amico dei musulmani».

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