Milano, 11 novembre 2017 - 21:08

Sammy Sosa, il mito nero del baseball
che fuori campo è diventato bianco

Il campione (con gli antenati schiavi) si schiarisce la pelle ma assicura che si tratta solo di «un effetto collaterale». «Non sono razzista». I dubbi e la rabbia sui social

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È una leggenda del baseball. È nato a Santo Domingo. Ha sangue haitiano, di avi schiavi, nelle vene. E la pelle? Nera. Cioè, nera era. Una volta. Risaltava sui muscoli levigati e sotto la maglietta bianca con il numero 21 dei Chicago Cubs, la squadra per cui ha giocato dal 1992 al 2004, quando sparava palle fuoricampo con la facilità di chi tira qualcosa nel giardino dei vicini. Si è ritirato nel 2009, giurando di non aver mai preso anabolizzanti, di essere pulito. Anzi, verrebbe da dire ora, immacolato.

Perché dal giorno in cui ha lasciato la mazza nell’armadio, Sammy Sosa (per gli amici Mikey) ha cambiato colore. Quando una sua foto affiora sui social, la sua faccia appare più bianca della volta precedente. È successo in questi giorni: Sosa è a Londra con gli amici per celebrare il 49esimo compleanno. Eccolo in posa in Regent Street: ma è davvero lui? Il dilemma e la rabbia corrono via Twitter. Quello sembra il fantasma del vecchio campione di home run (l’unico nella storia ad averne messi a segno per tre volte più di 60 a stagione). Un po’ di pancetta. E la faccia da gringo. Dov’è finita la melanina? I giornali scherzano sulla somiglianza sempre più stretta con un comico della tv: «La trasformazione in Jay Leno è quasi perfetta».

Sarà l’effetto della crema che si mette addosso. L’aveva detto lui stesso nel 2009, rispondendo ai dubbi sulla nuova cute: «È un effetto collaterale della crema rinfrescante che uso prima di andare a dormire. No, non è un prodotto sbiancante. Non sono affatto razzista. E non mi sembra di assomigliare a Michael Jackson...». Be’, difficile capire chi tra i due sia (o fosse) più bianco. Allora, quando Sosa se ne uscì con quella singolare spiegazione, i suoi fan neri gli avevano dato un consiglio: cambia crema. Ma evidentemente l’effetto non gli dispiace. D’altra parte, Sammy non è il solo: di quanti cantanti, per esempio, c’è il sospetto che si siano dati una «rinfrescata» alla pelle? Si dice «fresh» per intendere «white».

Forse il caso di un campione dello sport fa più impressione negli Stati Uniti, ora che molti giocatori neri sono impegnati «nella protesta dell’inchino» contro il trattamento degli afro-americani da parte della polizia (e non solo) sull’esempio di Colin Kaepernick, il quarterback che ha cominciato a manifestare rifiutandosi di restare in piedi durante l’inno nazionale prima di una partita. La protesta si è allargata al basket (e alla Casa Bianca). Da Donald Trump a Lebron James. E in questo clima, mentre il ribelle Kaepernick resta disoccupato perché nessuna squadra vuole farlo giocare, ecco che un campione nero mostra al mondo la sua «felice« trasformazione in pensionato (se non proprio bianco) di certo sbiancato.

Sammy come gli altri. Nel 2015 il mercato delle «skin-lightening creams» ha totalizzato 10 miliardi di dollari. E secondo le previsioni degli analisti raddoppierà nei prossimi dieci anni. Ci si sbianca dall’India alla California, dall’Europa al Sudafrica. In Ghana, l’anno scorso, le autorità hanno provato a bloccare (per legge) la vendita dei prodotti schiarenti. Il responsabile governativo incaricato di promuovere la campagna «all black» si è presentato ai giornalisti parlando anche di sua figlia di 3 anni, che «per fortuna non è così nera come il suo papà». Sammy e la moglie Sonia hanno sei figli. Gli parleranno mai degli «avi schiavi»?

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