Milano, 19 novembre 2017 - 14:06

Una transgender con tunica e tacchi
Il Brasile si divide sul Gesù di Renata

La provocazione di un’attrice 33enne: «Uno spettacolo che parla di amore e rispetto, molti credenti l’hanno capito». Polemiche e denunce: «Boicottiamo la Carvalho»

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Renata Carvalho non ama il termine trans. «Ora si usa questa parola per ripulire la nostra immagine. Non mi interessa. Preferisco definirmi travestito, come una volta». L’attrice d’altronde ha portato la provocazione artistica al livello più alto in Brasile. Da qualche settimana il suo monologo rappresenta un Gesù dalla dubbia sessualità. La 33enne Carvalho sale sull’altare con una tunica brillante e i tacchi alti, il testo è della scozzese Jo Clifford: «Il Vangelo secondo Gesù, regina del cielo».

Blocchi

Come era scontato le polemiche sono state forti, così come i tentativi di bloccare lo spettacolo. La sfida di Renata cade in un Paese dove la destra religiosa (soprattutto tra gli evangelici) ha un fortissimo peso politico, con centinaia di deputati di diversi partiti che spesso votano compatti su temi caldi, come l’aborto e i diritti civili. E poi sta vivendo un momento assai particolare, di controreazione ai governi di sinistra di Lula e Dilma Rousseff.

Dalla parte degli esclusi

La pièce è stata cancellata a Jundaì, Stato di San Paolo, per ordine di un giudice su denuncia di un avvocato, mentre un tentativo analogo non è andato a buon fine a Porto Alegre. Sui social network, lo scambio di opinioni è particolarmente violento. «Nella mia situazione conosco bene i pregiudizi e l’ipocrisia - dice Renata Carvalho - Ma chi ci attacca non ha letto la Bibbia, perché Gesù stava dalla parte degli esclusi. Il nostro è uno spettacolo transfemminista, questa è la parola giusta, che parla di amore, tolleranza e rispetto. Molti credenti lo hanno capito, e ci hanno accolto a braccia aperte».

«Non è censura»

La regista Natalia Mello ricorda come il Brasile, conosciuto nel mondo per la sua presunta tolleranza, spesso banalmente associato alla transessualità, è in realtà un Paese molto omofobico. Secondo una stima, soltanto quest’anno 170 persone trans sono state assassinate. Quasi sempre senza alcuna ragione evidente. La particolare situazione politica di questa fase sta facendo il resto. Dopo gli scandali di corruzione, le accuse a Lula e l’impeachment di Dilma Rousseff, la destra ha rialzato la testa anche in ambito culturale, in reazione a quella che chiamano l’egemonia della sinistra foraggiata dal denaro pubblico. L’Mbl, Movimento Brasile Libero, ha guidato le proteste dello scorso anno contro la Rousseff e ha ancora una forte influenza sull’opinione pubblica. Sul caso del Gesù transgender, uno dei suoi leader, Arthur Moledo do Val, rifiuta il termine «censura». “Il boicottaggio è un esercizio liberale di cittadinanza. Noi siamo contro la censura».

L’ex pastore

Nelle scorse settimane a Porto Alegre, una manifestazione dell’Mbl è riuscita a fermare una mostra con accuse di pedofilia. Al Museo di Arte moderna di San Paolo una performance con persone nude è stata fermata dopo che un bambino è stato incoraggiato a toccare uno dei corpi durante la rappresentazione. Al momento di arrivare a Rio de Janeiro, il sindaco Marcelo Crivella, ex pastore evangelico, ha vietato la concessione di uno spazio di proprietà del Comune per la rappresentazione. Il duello tra la sinistra espulsa dal potere e la nuova destra definita «golpista» da buona parte del mondo culturale brasiliano emerge praticamente a ogni manifestazione. Non c’è praticamente concerto o pièce dove il pubblico non intoni in qualche momento lo slogan «Fora Temer!», chiedendo l’allontanamento del presidente che gode oggi di una popolarità irrisoria ed è accusato di corruzione dai pm di Brasilia. Lo spettacolo del Gesù con i tacchi alti non fa eccezione.

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