Dopo il feroce attentato contro la moschea sufi nel Sinai settentrionale, non è mancata la risposta militare di Al Sisi che aveva promesso di usare la «forza bruta». Jet dell’Aeronautica egiziana hanno «distrutto diversi veicoli» usati nell’attacco alla moschea di Rawda, un villaggio a 30 chilometri dalla città di Arish, nel nord del Sinai egiziano, che ha provocato almeno 305 morti di cui 27 bambini e 128 feriti secondo l’ultimo comunicato ufficiale della procura egiziana.
Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
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Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
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Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
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Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
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Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
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Egitto, attentato in moschea: bombe e spari tra i fedeli. Decine di vittime
Nel raid sono state anche distrutte anche diverse casse di munizioni ed armi, ha riferito il portavoce delle forze armate egiziane, Tamer el-Refai. La moschea scelta per la strage è considerata roccaforte dei sufi, il ramo spirituale della galassia islamica, ritenuto eretico da parte degli estremisti dell’Isis e quindi combattuto con ferocia. È simbolico anche il giorno: il venerdì è festa e le moschee di tutto il mondo sono affollate per la preghiera di mezzogiorno, l’unica che comprende un sermone durante la settimana. E sono giorni ancora più importanti per la dottrina sufi perché precedono l’anniversario della nascita del profeta Maometto (579) che sarà celebrato giovedì prossimo. Per i seguaci di Al Baghdadi, che sono a maggioranza sunniti, è considerata un’eresia anche la celebrazione dell’anniversario.
Nel frattempo la procura egiziana ha reso noto come i terroristi avessero «la bandiera» dell’Isis. Lo riferisce un comunicato della Procura generale egiziana che cita il Dipartimento della sicurezza del Sinai settentrionale. I terroristi erano «in un numero tra 25 e 30» e sono arrivati «a bordo di cinque vetture 4x4», precisa fra l’altro la nota. Secondo le prime ricostruzioni il massacro è durato una ventina di minuti e i terroristi uccidevano al grido di«Allah è grande». «Tutti erano a terra e tenevano la testa bassa. Se alzavi la testa ti sparavano», ha detto un operaio di 38 anni, Mansour«All’inizio «la sparatoria era a caso», «poi è divenuta più deliberata: chiunque non erano sicuri fosse morto, o ancora respirava, lo uccidevano», ha detto ancora l’operaio. I testimoni hanno descritto di scene di panico, con persone saltate fuori dalla finestre del pianterreno dell’edificio. Alcune famiglie hanno perso tutti o la maggior parte dei parenti uomini.
Nel febbraio scorso gli estremisti rapirono e decapitarono due esponenti del mondo sufi nel Sinai proprio con l’accusa di eresia. Dai primi racconti dei testimoni, interpellato dal giornale egiziano «Youm7», un commando di almeno quindici uomini arrivati a bordo di due auto sono entrati nella moschea durante la prima parte del sermone e hanno prima lanciato una bomba e poi hanno cominciato a sparare sulla folla in fuga. Nell’attacco sono state sterminate famiglie intere. Il commando ha poi incendiato le auto presenti affinché non venissero utilizzate per soccorrere i feriti e cercato anche di ostacolare l’arrivo delle ambulanze. Il responsabile del servizio di soccorso ha comunque assicurato che sul posto sono giunte almeno cinquanta ambulanze e che i feriti sono stati distribuiti su diversi ospedali della zona.
Il ministero dell’Interno egiziano ha aumentato lo stato d’allerta «al più alto livello in tutti i governatorati» egiziani dopo l’attacco alla moschea. Lo riferisce l’agenzia Mena citando «fonti della sicurezza».