Milano, 26 novembre 2017 - 13:23

Molestie, suicida un altro laburista dopo il ministro del Galles Sargeant

Si tratta di un trentenne del team londinese, già sospeso dal partito. I colleghi sapevano della sua morte da giovedì ma erano stati invitati al silenzio

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Un’ombra macabra si allunga sullo scandalo delle molestie sessuali a Westminster. Dopo il suicidio di Carl Sargeant, il ministro laburista del governo del Galles che era stato sospeso dopo essersi visto accusato di comportamenti inappropriati, ora un secondo membro del partito laburista si sarebbe tolto la vita dopo il coinvolgimento nello scandalo. In quest’ultimo caso si tratta di un trentenne, componente della squadra laburista al quartier generale londinese. Il giovane sarebbe stato sorpreso a manipolare immagini online, inserendo le facce di persone conosciute sui corpi di pornostar.

L’uomo era stato sospeso dal partito la scorsa settimana, ma prima che l’inchiesta potesse giungere a conclusione è stato trovato morto in circostanze poco chiare. L’aspetto grave della vicenda è che i colleghi laburisti erano stati informati dell’accaduto già giovedì scorso, ma erano stati esortati a tenere la cosa confidenziale. Il che solleva ulteriori domande su come i partiti britannici stanno facendo fronte all’ondata di accuse di molestie sessuali e comportamenti scorretti: e su come gestiscono le inevitabili conseguenze.

Molti interrogativi aveva già sollevato il caso di Carl Sargeant: il politico era stato rimosso dal governo gallese e sospeso dal partito il 3 novembre dopo che erano emerse accuse riguardo al suo comportamento in passato. Ma quattro giorni dopo, quando ancora queste accuse non erano state specificate, si è ucciso. Lo scandalo che ha scosso la vita politica britannica è esploso dopo le rivelazioni sull’esistenza di un dossier, compilato dagli assistenti parlamentari, in cui si descrivevano in dettaglio i comportamenti molesti di una schiera di ministri e deputati. Alle legittime denunce di giovani che hanno dovuto subire comportamenti inappropriati si sono accavallati intrighi e manovre politiche, che hanno portato alle dimissioni del ministro della Difesa Michael Fallon, «giustiziato» dalla sua stessa collega di governo Andrea Leadsom.

Mentre resta appesa a un filo la sorte del vice di Theresa May, Demian Green, accusato di conservare materiale pornografico sul suo computer di lavoro. Ne è risultato un clima di caccia alle streghe in cui si sono consumate non poche vendette personali. Ma soprattutto è emersa la mancanza di procedure per gestire le denunce e soprattutto per perseguire i responsabili. La conseguenza sono state decisioni affrettate che hanno avuto un epilogo tragico: come nel caso di Sargeant e, probabilmente, anche dell’ultimo suicidio.

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