Milano, 30 novembre 2017 - 18:04

Corea del Nord, ecco com’è fatto il super missile balistico che «avvicina la guerra con gli Stati Uniti»

Le 42 foto sul lancio del missile, pubblicate nel giornale del Partito dei lavoratori nordcoreano, rivelano una miniera di dettagli e informazioni volutamente messa a disposizione di analisti militari e consiglieri di Donald Trump

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PECHINO-MILANO — Quello nordcoreano è definito il regime più misterioso della Terra. Vero: anche l’intelligence occidentale ne sa pochissimo. Però, sul suo programma missilistico, Kim Jong-un è forse il leader più trasparente della storia. Lo dicono le 42 foto concentrate su quattro pagine del «Rodong Sinmun», giornale del Partito dei lavoratori di Pyongyang, per celebrare lo «storico successo» dello Hwasong-15, il missile intercontinentale che nella notte di martedì si è innalzato per 4.500 chilometri dimostrando un raggio d’azione di 13 mila chilometri, più che sufficiente per colpire Washington. Il portfolio è anche una miniera di dettagli e informazioni messa volutamente a disposizione degli analisti militari e dei consiglieri di Donald Trump.

Lo stupore

E la prima reazione di questi esperti è di stupore: lo Hwasong-15 appare davvero più avanzato e potente degli altri ordigni sviluppati finora dai nordcoreani. Sul web i commenti dei tecnici vanno da «più grande» a «più disegnato», «un pezzo grosso», «guardate gli erogatori». Ha scritto su Twitter Vipin Narang, professore del Massachusetts Institute of Technology: «Questo maledetto affare somiglia a un Titan II americano. E vista la sua massa mi spiace per Mar-a-Lago» (Mar-a-Lago è il resort di Trump in Florida, ndr).

Il lanciatore

Le foto inquadrano Kim accanto al missile adagiato su un camion a 18 ruote, che in linguaggio tecnico si chiama Tel, (Tasportatore elevatore lanciatore). Evidenziano come l’ordigno intercontinentale sia mobile e quindi difficilmente individuabile prima del lancio. Kim, che pure è corpulento, «grassone» nelle parole di Trump, appare ben più piccolo di una singola ruota. I nord coreani sostengono di averlo prodotto «in loco», ma secondo fonti citate dal Washington Post è una versione modificata o basata su un mezzo cinese, noto come WS51200.

Il «cono»

Sempre gli analisti hanno dedicato la loro attenzione al «naso» del missile che accoglie il cosiddetto «veicolo di rientro», quello che ospiterà la testata. Per i tecnici è uno degli indizi sul grosso lavoro fatto dai nord coreani. Più volte è stato detto che gli scienziati hanno incontrato problemi nella messa a punto del dispositivo. L’intelligence del Sud ha ipotizzato che gli esperimenti condotti non fossero stati soddisfacenti in quanto il «veicolo» non avrebbe resistito all’attrito. In queste ore unità dell’Us Navy, insieme alla Marina giapponese, sono alla ricerca di reperti nello spazio di mare dove sono caduti i rottami del missile. Sperano di ricavare elementi interessanti. Proprio da alcuni «pezzi» trovati in passato hanno accertato la presenza di componenti arrivate dalla Cina.

L’esultanza

Kim esulta seguendo le fasi del volo sui monitor, stringe il pugno come un calciatore dopo il gol, è contornato da dignitari armati di taccuini che prendono appunti su ogni sua frase. E si concede una sigaretta: la sua marca preferita sono le «7.27» autarchiche che non si trovano fuori dalla Nord Corea. La marca «7.27» ricorda la data, il 27 luglio del 1953, in cui fu siglato a Panmunjom l’armistizio nella guerra 1950-1953. La propaganda di Pyongyang sostiene che la Nord Corea guidata dal nonno di Kim ne uscì vittoriosa. E questa convinzione potrebbe risultare fatale: in realtà il Paese dei Kim fu devastato dal conflitto che aveva scatenato, restò in piedi solo per l’intervento cinese, che questa volta sarebbe tutt’altro che probabile. La visita Joseph Dempsey, ricercatore dell’IISS, ha infine annotato un particolare. All’inizio del mese Kim aveva visitato una fabbrica, la Numero 16, evento documentato dai media ufficiali con tanto di foto. Si vedevano operai, macchine, ma nulla che facesse pensare alla produzione bellica. Ora lo stesso impianto è dove è avvenuta l’ultima fase della preparazione del lanciatore. Probabile che quell’ispezione fosse legata proprio all’imminente test missilistico.

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