Milano, 1 ottobre 2017 - 22:41

«Noi travolti da un odio primitivo
Qui c’è già stata una guerra civile»

Clara Sánchez, autrice dei bestseller Il profumo delle foglie di limone e Lo stupore di una notte di luce (Garzanti), accusa il presidente catalano Puigdemont di aver fatto «appello ad una irrazionalità pericolosa»

shadow

«Ciò che mi preoccupa di più è la violenza emozionale, alimentata dai politici. È affiorato un odio che prima non esisteva, un sentimento primario, immotivato e privo di razionalità. Domani sarà difficilissimo ricucire. E questo mi fa paura, abbiamo già vissuto una guerra civile». Clara Sánchez, autrice dei bestseller Il profumo delle foglie di limone e Lo stupore di una notte di luce (Garzanti), unica scrittrice ad aver vinto i tre più importanti premi letterari spagnoli (Alfaguara, Nadal, Planeta), non ha alcun dubbio su chi siano i «colpevoli evidenti».

Ossia?
«Il President catalano Puigdemont, che fa appello ad una irrazionalità pericolosa, di cui saranno i catalani a pagare le conseguenze peggiori. E un governo centrale che non ha saputo gestire la situazione, con il suo atteggiamento ha contribuito ad esacerbare gli animi invece di favorire il dialogo. I catalani vogliono il potere a ogni costo, il premier ha dimostrato un’inettitudine totale».

E l’opposizione?
«Anche loro si sono mossi con molta cautela, perché hanno paura di perdere elettori. Ma il Psoe ha detto chiaramente che questo è un referendum illegale e antidemocratico. E lo è, in effetti, perché è una follia quello che vogliono i catalani».

Perché?
«Senza alcuna garanzia, senza regole chiare... In 48 ore vogliono proclamare l’indipendenza. È assurdo. Ci vuole il consenso nazionale per arrivare a un referendum legale come avvenuto in Scozia. Così è assolutamente illecito. Siamo un Paese democratico, dove esistono regole politiche e leggi».

I catalani hanno esagerato?
«È terribile che si sia arrivati a questo punto. La gente che vuole votare in questo modo disperato, che espone i propri figli al rischio della violenza».

I catalani dicono di essere odiati dal resto della Spagna…
«Questo non è vero, io sono nata a Guadalajara, vivo a Madrid e non ho mai sentito nessuno parlar male dei catalani. È un’invenzione retorica dei leader indipendentisti».

E le ferite del franchismo sono davvero chiuse?
«Attenzione. La repressione franchista ha colpito tutta la Spagna, non soltanto la Catalogna».

I catalani mettono in discussione anche il re…
«Non solo loro. La Spagna non è un Paese monarchico, questa monarchia l’abbiamo ereditata dal franchismo. È messa in discussione ovunque nel Paese. Ma ora la cosa più importante è che questa situazione non trascenda in violenza e che la visceralità non abbia la meglio sulla ragione. Il nostro Paese ha già vissuto una guerra civile».

Come si esce da questa situazione?
«Forse è arrivato il momento di cambiare gli interlocutori».

Nuove elezioni?
«Ci avviamo in questa direzione, in Catalogna e poi in tutta la Spagna. Quello che sta accadendo a Barcellona avrà inevitabilmente ripercussioni a livello nazionale perché si sta discutendo la nuova finanziaria, e ora vedremo se i baschi l’appoggeranno. Rischiamo un effetto valanga, la questione indipendentista è molto sensibile per i baschi».

Alla fine l’indipendenza della Catalogna è impossibile?
«Da amante della finzione letteraria, credo che tutto sia possibile. Se non mi ricordasse quello che abbiamo già sofferto durante la guerra civile — l’odio all’interno di un popolo e addirittura di una stessa famiglia — potrebbe perfino essere una sfida utile per il nostro Paese. Ma sta già tornando la guerra delle bandiere: la Estelada e quella spagnola. Sono solo pezzi di stoffa ma possono nascondere tanto odio. È primitivo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT