Milano, 7 ottobre 2017 - 22:02

L’ex moglie del killer di Marsiglia: L’Isis? Ahmed pensava a alcol e droga

Originaria di Aprilia, nel Lazio, la donna si è trasferita in Tunisia: «Ora ho tutti addosso»

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Quando passa l’italienne, la si nota. «Questo è un posto piccolo, ci sto solo io…». Si vedono anche donne velate. «Io no...». Ramona Cargnelutti ama i capelli rosso fuoco, gli orecchini, il buon trucco e i giubbotti sportivi. Una quarantenne di Aprilia, finita in quest’angolo di Tunisia con un po’ di vite alle spalle, qualche precedente per droga e «la decisione di cambiare pelle». Ramona sta pranzando con gli amici, un sabato di riposo, dopo due giornate in caserma a rispondere alle domande della polizia: «Ho tutti addosso, neanche avessi fatto qualcosa di male». È diventata l’ex moglie d’un jihadista… «Ma quale jihadista! Ahmed era solo uno con molti problemi. Della religione non gli è mai fregato niente». E allora perché ha gridato «Allah è il più grande!», domenica scorsa, mentre sgozzava due ragazze alla stazione di Marsiglia? «Io non posso sapere che cos’è successo. Però non ci credo. Lui aveva sempre bisogno di soldi. Secondo me, a quelle due ha cercato solo di rubare la borsa. Poi è successo qualcosa e lui ha perso la testa, ha tirato fuori il coltello». Sta dicendo che è stato uno scippo finito male? «Non lo so. Ma questa cosa dell’Isis è impossibile. Non era da lui. Non l’ho mai visto entrare in una moschea. Ad Ahmed piaceva vestirsi bene, andava in discoteca, beveva. Aveva tutto, anche gli effetti della droga sul cervello». Non le ha mai chiesto, neanche la sua famiglia, di diventare musulmana? «A me la religione non è mai interessata. Credo nella scienza. Voglio pensare alla realtà».

Via del Kuwait, banlieue di Zarzouna, al di qua del ponte di Biserta, 70 km da Tunisi. Porte sbarrate, cortili gelosi. Il fixer si nasconde la faccia nel cappuccio, controlla che le portiere siano ben chiuse. Nell’epoca di Bourghiba, in queste strade sbrecciate e polverose nasceva il sogno d’una Tunisia operaia e orgogliosa. Ora «la realtà», per dirla con Ramona, è che si vive di subutex e per sopravvivere passa ogni tanto qualche predicatore salafita. A Zarzouna è cresciuto Ahmed Hanachi, il terrorista di Marsiglia, che la donna aveva sposato ad Aprilia nel 2008. A Zarzouna è tornata ad abitare Ramona dopo la separazione, nel 2014. L’italienne oggi ha un nuovo compagno, Mukhtar, che «fa il pescatore, è una bravissima persona e l’anno prossimo me lo sposo, se mi arriva il divorzio»: un tempo, Mukhtar era un amico della famiglia di Hanachi. Ad Aprilia, caso vuole che a Ramona sia capitato anche di vivere dalle parti di Anis Amri, il tunisino della strage di Berlino. E d’essere vicina di Khaled Babouri, l’attentatore col machete di Charleroi. E d’imbattersi nei luoghi d’altri tre tunisini in odore di jihad, appena espulsi dall’Italia. Quanti incroci, in quella Moelenbeek del Lazio… «Amri, io non sapevo nemmeno che esistesse. E Ahmed non lo conosceva. Lei ha presente Aprilia? Fa 70 mila abitanti. Non puoi sapere di chiunque arrivi. Io e mio marito abitavamo in centro città, questi invece stavano tutti nelle campagne. Chi li vedeva mai?». La casa della famiglia di Ahmed è a un paio di chilometri, in linea d’aria.

Ramona non ci passa mai, «l’ultima volta l’ho visto ventisei mesi fa, per il resto ci parlavamo tramite l’avvocato». Venerdì, la polizia ha arrestato anche un fratello e una sorella di Hanachi, Anwar ed Emna. Un terzo, Anis, non l’hanno trovato: è partito con un barcone per la Sicilia, una settimana fa, destinazione Francia pure per lui.

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«Io quella donna italiana non la voglio più vedere, per me lei è diventata il nulla!», grida sulla soglia Noureddine, il padre del terrorista ucciso, che per trent’anni ha lavorato in un hotel di Vienna. È sopra le righe, ogni tanto rientra a farsi un goccetto e poi esce a conversare: «Ahmed era un ragazzino timido. Quand’è andato a Parigi da mio cognato, ha mollato gli studi. Poi è arrivata l’Italia, ha trovato quella donna che aveva dieci anni più di lui. Io gli dicevo: sposa una di qui… Ma lui l’ha fatto con Ramona per avere il permesso di soggiorno. Ed è finito in brutti giri. Due idioti, lei e lui. Solo che lui è morto e lei no». E l’estremismo religioso? A Biserta fu scoperto il primo poligono dove i salafiti addestravano i foreign fighter in partenza per la Libia e la Siria…

«La moschea della nostra famiglia è quel posto lì!», l’uomo indica il Café du Canal in fondo alla strada e scoppia in una risata, sdentata e scomposta: «Ahmed voleva solo droga e alcol. L’anno scorso è andato a disintossicarsi con suo fratello, ma non è servito. L’Isis non c’entra niente, dicono un sacco di bugie. Quando mi portano la bara, voglio controllare che dentro ci sia davvero il suo corpo…».

Nessuno piange la morte di Ahmed. «Lo faccia Ramona — dice il padre — visto che l’ha rovinato lei». «Lo lascio parlare perché è il dolore di un genitore», ha un gesto di fastidio Ramona: «Ahmed s’è rovinato da solo. Ognuno è responsabile della sua vita, inutile dare la colpa agli altri». La sua morte sembra lasciarla indifferente… «Chiaro, mi spiace per quello che è successo». Andrà al suo funerale? «Non lo so, devo pensarci».

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