Milano, 7 ottobre 2017 - 01:10

Cesare Battisti è tornato libero: «Si trova già nella sua casa di San Paolo»
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Il giudice ha accolto la richiesta avanzata dagli avvocati dell’ex terrorista, che ha già lasciato il carcere per tornare nella sua casa sul lungomare di San Paolo. Prima di volare il brindisi con la birra in aeroporto. Il piano di Temer per rimandarlo in Italia

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RIO DE JANEIRO — Cesare Battisti è di nuovo libero. Fermato tre giorni fa mentre cercava di fuggire in Bolivia, è stato rimesso in libertà nella serata di venerdì per decisione del giudice José Marcos Lunardelli, al quale avevano presentato ricorso i suoi legali. Secondo quanto riportato dal sito brasiliano G1, ripreso dall’agenzia Ansa, l’ex terrorista è già tornato nella sua casa, sul litorale di San Paolo. Prima di imbarcarsi sul volo per San Paolo, Battisti si sarebbe anche fermato al bar dell’aeroporto internazionale di Campo Grande. Secondo quanto testimoniato dai giornalisti presenti, l’ex terrorista - maglietta rossa sotto una giacca nera - era di buon umore, ha sorriso varie volte, letto il giornale e bevuto diversi bicchieri di birra. Poi, con gesto ironico, ha fatto un brindisi in direzione dei fotografi. Il giudice del ricorso ha smontato la tesi che aveva trasformato il fermo iniziale in arresto, cioè «trasgressione» alle norme che regolano la sua presenza come residente in Brasile e «offesa all’ordine pubblico». Opinioni del giudice di primo grado, dopo che il reato del fermo iniziale (esportazione illegale di valuta) non consentiva di tenere Battisti in custodia, in quanto di tipo amministrativo.

Il piano per rimandarlo in Italia

Nelle prossime ore sapremo se resterà in piedi il piano del presidente Michel Temer di rimandare al più presto Battisti in Italia, rispondendo alle richieste del nostro governo. Tutto sembrava correre in questa direzione nella giornata di ieri. Un aereo militare è fermo sulla pista di Corumbà, si infittiscono le trattative con Roma, tramite la nostra ambasciata a Brasilia. Temer starebbe aspettando soltanto il via libera definitivo dei suoi consiglieri giuridici, per firmare la consegna di Battisti all’Interpol. Per far ciò ha bisogno di sapere se è legittimo ribaltare la decisione del suo predecessore Lula, il quale nel 2010 si rifiutò di eseguire l’estradizione stabilita dal Supremo tribunale e garantì all’ex terrorista un visto di residente fisso in Brasile. La procedura sarebbe stata più semplice con un Battisti dietro le sbarre, naturalmente.

I retroscena sulla cattura

Intanto emergono retroscena sulla cattura e lo strano tentativo di fuga in Bolivia. Potrebbe essere stata una operazione preparata con cura, puntando sulle debolezze psicologiche di un uomo in fuga da 40 anni, in eterna paranoia. Le domande sono molte: perché la sua automobile è stata fermata due volte sulla strada verso la Bolivia; come mai un aereo della Fab, l’aviazione militare brasiliana, è su quella pista da giorni pronto a portarlo verso l’Italia? E infine: come mai la convalida del suo arresto è finita sulla scrivania di un giudice che ha pescato nel passato di Battisti piuttosto che giudicarlo sui fatti per cui è stato fermato? L’ipotesi di una trappola organizzata dalle autorità brasiliane per agevolare la soluzione finale, qualcosa che assomiglia ad una deportazione blitz, si poggia sulla sequenza degli avvenimenti nelle ultime settimane. A partire dalle notizie pubblicate dal quotidiano O Globo, lo scorso 24 settembre, indicando che il governo italiano aveva nuovamente posto a quello brasiliano la questione dell’estradizione di Battisti, e che in quest’ultimo, a differenza del passato, tirasse un’aria favorevole. Poiché la richiesta italiana è di parecchi mesi prima, è legittimo pensare che la diffusione della notizia adesso sia stata un messaggio indirizzato proprio a Battisti. Unita all’esito sfavorevole del primo habeas corpus presentato dai suo avvocati, e a vari problemi di ordine personale, la paura di essere spedito in Italia avrebbe scatenato nell’ex terrorista la decisione di mettersi in viaggio verso la Bolivia. Una mossa quasi disperata. I soldi che gli sono stati trovati in tasca (il corrispettivo di 8.000 euro) non sono certo sufficienti a garantirgli un nuovo capitolo dell’eterna latitanza, gli amici che lo hanno accompagnato in auto sono apparsi ancora più sprovveduti di lui, come risibili le motivazioni del viaggio (pesca, shopping). Non è quindi da escludere che Battisti fosse seguito da giorni e sia stato lasciato arrivare tranquillamente fino alla frontiera con la Bolivia, dove a quel punto è stato facile trovare un capo di imputazione per fermarlo.

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