Milano, 11 ottobre 2017 - 22:45

Le mosse di Oriol, il cardinale che parla con i vertici del Vaticano

«Che dice il Papa» chiede Oriol Junqueras, vicepresidente del governo catalano e leader del primo partito di maggioranza, Esquerra Republicana (Erc). Se c’è stato un coinvolgimento della Santa Sede è passato da lui

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«Ma il Vaticano non dice nulla?». La notte di domenica primo ottobre, chiuse le urne del contestato referendum indipendentista, il governo di Barcellona era in sovraeccitazione. La tensione per le manovre segrete e le botte ai seggi segnava i nervi. C’era chi chiedeva delle immagini sulla Bbc, chi delle reazioni di Bruxelles o della Merkel, chi dei giornali locali. Oriol Junqueras, vicepresidente del governo catalano e leader del primo partito di maggioranza, Esquerra Republicana (Erc), chiese della reazione di papa Francesco. Se c’è stato un coinvolgimento della diplomazia vaticana nel disinnesco della bomba catalana, è passato attraverso il vicepresidente Junqueras, il «cardinale».

Professore di Storia, 48 anni, Junqueras ama ricordare i suoi giorni al liceo italiano di Barcellona. «Sono di cultura italiana — ha detto al Corriere alla vigilia del referendum — e capisco le vostre difficoltà a condividere il sogno catalano. Voi avete il mito fondatore dell’unità d’Italia: Garibaldi e Mazzini sono liberatori, eroi di una vittoria desiderata. Per noi catalani invece i re Borbone sono invasori e l’unità una sconfitta». Il latino imparato sui banchi gli diede la possibilità di preparare la tesi negli archivi segreti della cittadella papale. È lì che conobbe il futuro papa Joseph Ratzinger e da allora non ha più perso i contatti con la gerarchia ecclesiastica. Leader di Erc, letteralmente «Sinistra repubblicana di Catalogna», non rinuncia a citazioni evangeliche o latine e alla messa, «quando può». Circolano due nomi di veri cardinali vaticani rimasti in amicizia con lui e, forse, incontrati a settembre.

Da quando, nel 2011, diventa segretario di Erc, erode costantemente consensi al raggruppamento di centro-destra CiU ora Partito democratico. Lo fa sulla base di un pedigree indipendentista più autentico, ma anche grazie al fatto di aver spostato Erc al centro, sbianchettando le posizioni meno liberali e moderate dei vecchi programmi. Se ci fossero state elezioni prima del pasticcio sulla dichiarazione d’indipendenza, il suo partito era dato vincitore sicuro. Ora è tutto troppo fluido per fare previsioni.

In questa crisi, Junqueras ha lasciato il protagonismo al presidente Puigdemont. A lui, responsabile economico del governo, si rimprovera la fuga delle imprese catalane verso la Spagna. Eppure è a lui che si sono rivolte per chiedere il rinvio della rottura. Se Madrid potesse eliminare un solo ribelle, oggi, sceglierebbe il presidente Puigdemont e a trattare resterebbe il «cardinale» Junqueras. Se così fosse, Erc erediterebbe lo spazio politico che fu della vecchia CiU, padrona di Catalogna per decenni e capace di convivere brillantemente con Madrid. «La nostra ambizione è grande — ammonisce — almeno quanto la nostra modestia».

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