Milano, 13 ottobre 2017 - 22:10

La destra estrema vicina al governo Nell’Austria la scossa di Strache

Favorito è il leader popolare Kurz, 31 anni, che potrebbe diventare il cancelliere più giovane del pianeta. Ma l’erede di Haider ha dettato l’agenda e può diventare il suo vice

shadow

«Immer wieder Österreich», l’Austria ancora e sempre, canta a squarciagola il popolo di Heinz-Christian Strache. Gli occhi azzurri del leader della Fpö sono lucidi, di stanchezza o di commozione. «Oggi tutti lo copiano, ma è lui l’originale», ha detto una ragazza presentando il tribuno liberal-nazionalista. È venuto a chiudere la campagna elettorale nel X Distretto, la «piccola Istanbul» viennese. Lo acclama una folla non elegante, sanguigna, proletaria, arrabbiata. Giaccone, jeans, scarpe di camoscio, Strache sciorina il suo repertorio: «L’Islam non appartiene all’Austria, impediremo l’islamizzazione del nostro Paese». «Solo se la Fpö sarà forte gli interessi dei veri austriaci verranno al primo posto». E ancora: «Ogni rifugiato ha un cellulare e chiama casa dicendo che in Austria sta benissimo. Certo, riceve più soldi e benefici di molti di voi». «Sono capre», gli fa eco un gruppo di anziane donne.

Le luci della ribalta delle elezioni austriache sono tutte per il ministro degli Esteri e leader dei popolari, Sebastian Kurz, il Wunderwuzzi, il bambino prodigio che, stando a sondaggi e analisti, ha buone possibilità di diventare ad appena 31 anni il prossimo cancelliere e il più giovane capo di governo del pianeta.

Ma Heinz-Christian Strache è già vincitore morale della contesa. Non solo perché, comunque andranno le cose, sarà lui l’arbitro di una partita post-elettorale che potrebbe riservare alcune sorprese. Ma anche e soprattutto perché è stato Strache a dettare l’agenda della campagna, imponendo l’immigrazione e la paura dell’Islam radicale come temi centrali e spostando a destra l’intero baricentro del dibattito politico.

Le ultime rilevazioni danno la sua Fpö in lotta per il secondo posto con i socialdemocratici del cancelliere Kern, entrambi intorno al 25%, mentre la Övp di Sebastian Kurz è ancora in testa, sopra la linea del 30%, anche se nelle ultime ore il suo vantaggio si starebbe vistosamente riducendo. Né Kern, né Kurz, fin qui alleati nella Grosse Koalition, hanno escluso esplicitamente un’alleanza con Strache dopo il voto e questo gli regala un’ipoteca pesante sui futuri assetti politici. Se ha messo la sordina all’idea primigenia di un referendum sull’Europa, Strache ha già detto che con lui al governo non ci sarebbero più welfare o corsi d’integrazione per gli immigrati, mentre l’Austria agirebbe d’intesa con il gruppo di Visegrad nel rifiutare il ricollocamento dei rifugiati imposto dall’Unione Europea.

«Socialdemocratici e popolari, prima lo hanno ignorato, poi lo hanno demonizzato, alla fine hanno sposato, la Spö in parte, l’Övp in tutto, le sue posizioni. Ma se lo inseguono a destra, Strache sarà sempre un passo avanti», dice Nina Horaczek, giornalista e autrice di una biografia del capo della Fpö.

A 48 anni, è una insperata rivincita per l’ex tecnico odontoiatra, che nel 1988 venne arrestato per aver preso parte alla marcia di un movimento neo-nazista modellato sulla Hitlerjugend: «Peccati di gioventù», dice oggi. Dodici anni dopo aver raccolto i cocci di un partito squassato dalla diaspora del capo storico, Jörg Haider, poi morto nel 2008 in un incidente d’auto, Strache è riuscito a fare della Fpö un «esportatore netto del populismo di destra», pioniere di strategie che hanno fatto da modello ovunque in Europa.

La sua campagna elettorale è stata impeccabile, professionale, abilmente moderata nei toni, aiutata in questo dagli scambi al vetriolo tra Kern e Kurz, con coda di scandalo, quando si è scoperto che un consulente del cancelliere gestiva delle pagine Facebook dove venivano diffuse fake news su Kurz. Torsione finale: anche il braccio destro di quest’ultimo aveva offerto una lauta somma al tipo, perché lavorasse per la Övp.

Ma l’aiuto principale a Strache e alla Övp viene da qualcosa di più profondo. È la percepibile stanchezza di un Paese ricco ma immobile, che in settant’anni ha conosciuto solo cancellieri popolari o socialdemocratici e governi di uno o entrambi i due grandi partiti. Un disagio dell’abbondanza, di fronte a una governance ingessata, che pervade ogni aspetto: economia, società, cultura, sindacati, perfino il tempo libero. Anche nel modo di salutare, in Austria, ci si riconosce: chi è conservatore dice Grüss Gott, chi è socialdemocratico dice Grüss Sie. La cosiddetta Wechselstimmung, la voglia di cambiare, è nell’aria. Ne parlano tutti, Kurz forse meglio degli altri, ma anche Kern, leader di un partito al potere in 41 degli ultimi 50 anni. Ma ora c’è Strache a intercettarla. Come si saluteranno quando la Fpö sarà al governo?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT