Milano, 27 ottobre 2017 - 10:47

Catalogna commissariata, Rajoy annuncia nuove elezioni per il 21 dicembre: «Destituito Puigdemont»

Dopo che era stata votata dal parlamento catalano una risoluzione che costituisce la Repubblica catalana come «stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale». Il Senato spagnolo ha approvato l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione. L’Ue: non riconosciamo voto

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«Destituiamo i vertici della Generalitat, ho sciolto il Parlamento catalano, il prossimo 21 dicembre si celebreranno le elezioni »: così il premier spagnolo Mariano Rajoy annuncia, subito dopo il consiglio dei ministri, le decisioni prese da Madrid sulla scelta indipendentista della Catalogna. Mentre nel Parlamento catalano si canta l’inno Els Segadors, la bandiera coronata scompare, in piazza Sant Juame 17 mila persone festeggiano, Rajoy annuncia nuove elezioni e sottolinea: «Viviamo una giornata triste, sono stati calpestati i diritti della maggioranza. L’indipendenza ci porta ad avere paure. I catalani non sono indipendentisti». Le decisioni prese da Madrid «non sospendono l’autonomia in Catalogna» ma servono per «tornare alla legalità», ha concluso il premier spagnolo assicurando: «Lo Stato ha misure sufficienti per recuperare in modo pacifico la normalità» in Catalogna. Secondo Rajoy, «molti indipendentisti democratici non possono condividere questa decisione straziante. Ora si tratta di arginare i danni».


Soppressi ministeri e uffici

Parlando in diretta tv dopo il Consiglio dei ministri, Rajoy ha spiegato che i ministeri equivalenti spagnoli prenderanno il posto di quelli regionali. Verranno soppressi gli uffici del presidente e del vicepresidente catalano, come anche verranno sospesi i responsabili delle «ambasciate» catalane all’estero, ad eccezione di quella all’Ue, oltre al direttore generale dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, Pere Soler. Inoltre, viene chiuso Diplocat, entità pubblica-privata al servizio del Govern per promuovere l’immagine internazionale della Catalogna. Rimosso il direttore della delegazione a Bruxelles, Amadeu Altafaj, così come quello a Madrid, Ferran Mascarell. Dopo giorni di tensione, di accelerazioni improvvise e frenate inaspettate, venerdì sera si consuma dunque, definitivo, lo strappo tra Barcellona e Madrid. Mentre le bandiere spagnole sono state ammainate su edifici pubblici in diverse città, il re di Spagna, Felipe VI, ha annullato ogni impegno pubblico per la prossima settimana. E il presidente catalano Carles Puigdemont ha convocato a Palazzo della Generalità la prima riunione del Govern dopo la proclamazione della «Repubblica» per esaminare le prossime mosse in previsione delle misure che prenderà a Madrid il consiglio dei ministri spagnolo.

Catalogna, cosa succede dopo la proclamazione della Repubblica indipendente
La dichiarazione di indipendenza

Inizia il processo costituente

La reazione di Madrid, il ricorso al famigerato articolo 155, arrivano dopo che il Parlamento catalano ha approvato a scrutinio segreto la risoluzione che dichiara l’indipendenza dalla Spagna e la costituzione della Repubblica catalana. Subito dopo il sì, il Parlament catalano è esploso in un boato: i deputati in piedi hanno cantano l’inno nazionale dopo che la presidente Carme Forcadell ha annunciato l’adozione della dichiarazione d’indipendenza, seguito da grida di «Visca Repubblica» (Viva la Repubblica). Più nello specifico, il parlamento catalano ha aperto il «processo costituente» della Repubblica e deciso l’entrata in vigore della «legge di transizione giuridica e di fondazione della Repubblica». Festa anche in piazza: migliaia di persone in piazza davanti al Parlament hanno accolto con un’esplosione di gioia la notizia, mentre si agitavano le bandiere dell’indipendenza il voto sulla proclamazione della Repubblica. In una breve cerimonia solenne nell’atrio del Parlament il presidente catalano Carles Puigdmeont invita il popolo della Catalogna a difendere il paese «nelle ore che vengono» restando «sul terreno della pace, del civismo e della dignità. Come è sempre stato e continuerà».

Madrid resiste: «Atto contro la legge»

Poco dopo, via Twitter, arriva il primissimocommento del premier Mariano Rajoy: «Chiedo tranquillità a tutti gli spagnoli. Lo Stato di diritto restaurerà la legalità in Catalogna». Il capo del governo definisce la proclamazione di indipendenza della Catalogna «un atto criminale» e «contro la legge». E per questo convoca un Consiglio dei ministri straordinario. Non è finita qui. Il Senato spagnolo approva l’attivazione dell’articolo 155 della costituzione contro la Catalogna, e la Corte costituzionale spagnola nelle prossime ore o lunedì dichiarerà privo d’effetto il voto del Parlament: i giudici ammetteranno il ricorso presentato dal Psc contro la celebrazione della plenaria del Parlamento catalano per votare l’indipendenza. Quando adotteranno questa decisione, i giudici priveranno di ogni effetto qualsiasi risoluzione adottata in questa sessione. Nella mattina Rajoy aveva attaccato duramente le istituzioni catalane: il premier ha assicurato davanti al Senato che il governo di Madrid che destituirà il presidente catalano Carles Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras e tutti i membri del Governo con i poteri straordinari che gli saranno concessi oggi dalla camera alta. Il premier spagnolo ha anche detto che prevede di convocare elezioni in Catalogna entro sei mesi, «il più presto possibile», dopo il commissariamento della regione ribelle . Ma la tv pubblica catalana resta libera: i senatori spagnoli hanno approvato un emendamento del partito socialista, approvato anche dal Pp dopo un lungo negoziato, che blocca la richiesta del governo di Madrid di porre sotto tutela la tv pubblica catalana Tv3, Catalunya Radio e la Agencia Catalana de Noticias.

La posizione della Ue sul voto

Nessuno nell’Unione europea riconoscerà la dichiarazione di indipendenza della Catalogna. Lo ha dichiarato senza mezzi termini il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «La dichiarazione votata oggi dal Parlamento catalano è una violazione dello Stato di diritto, della Costituzione spagnola e dello Statuto dell’Autonomia Catalana, che sono parte del quadro normativo dell’Unione europea», sottolinea Tajani. «Nessuno nell’Unione europea riconoscerà questa dichiarazione. Ora più che mai, è necessario ristabilire la legalità come base per il dialogo e garanzia della libertà e dei diritti di tutti i cittadini catalani». «L’Ue non ha bisogno di altre crepe», ha commentato il presidente della commissione europea Juncker dalla Guyana francese. La Spagna «resta l’unico interlocutore» dell’Unione europea, ribadisce, con un messaggio sul suo profilo Twitter, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Una crisi politica può essere risolta solo attraverso il dialogo. Chiediamo una soluzione pacifica che rispetti l’ordine nazionale e internazionale», aggiunge su Twitter il premier belga Charles Michel in merito alla situazione in Catalogna. Il governo tedesco «assiste con inquietudine all’aggravarsi della situazione in Catalogna e non riconosce la dichiarazione di indipendenza», scrive su Twitter il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert. E anche il nostro ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha ribadito: «L’Italia non riconosce e non riconoscerà la dichiarazione unilaterale di indipendenza proclamata oggi dal Parlamento regionale della Catalogna. Si tratta, infatti, di un gesto gravissimo e fuori dalla cornice della legge». Il Regno Unito «non riconosce e non riconoscerà» la dichiarazione unilaterale d’indipendenza approvata dal Parlamento della Catalogna, dichiara anche un portavoce della premier britannica, Theresa May, aggiungendo che la dichiarazione catalana è «basata su un voto che è stato dichiarato illegale dai tribunali spagnoli».

Lo spettro della crisi economica

Ma la crisi politica spagnola tocca anche il sistema economico: si allargano gli spread dei bonos spagnoli sul bund tedesco dopo il voto sull’autonomia della Catalogna, con un aumento del differenziale di 7 punti base a oltre quota 118. I rendimenti sono aumentati di 6,7 punti base a quasi l’1,59%.

Le accuse giudiziarie

La procura generale dello stato spagnolo invece è pronta a chiedere l’incriminazione per «ribellione» del presidente catalano Carles Puigdemont. La incriminazione per «ribellione» - che comporta pene fino a 30 anni - preparata negli ultimi giorni in un vertice della procura potrebbe essere estesa al vicepresidente Oriol Junqueras. In particolare, la Procura generale spagnola ha già deciso che procederà penalmente contro il presidente catalano, Carles Puigdemont, i consiglieri della Generalitat di Catalogna e i capigruppo del Parlament catalano. E la Corte costituzionale spagnola ha annunciato che inizierà la revisione del voto con cui il parlamento catalano ha dichiarato l’indipendenza dalla Spagna. I giudici e altre parti hanno tre giorni per presentare le accuse, ha detto la corte.

Gli Usa contro le autonomie

Anche per gli Stati Uniti «la Catalogna è parte integrante della Spagna» e il governo sostiene «le misure costituzionali del governo spagnolo per mantenere la Spagna forte e unita». Lo ha detto il dipartimento di Stato americano commentando l’annuncio da parte della regione autonoma dell’indipendenza dalla Spagna. «Gli Stati Uniti apprezzano una grande amicizia e una collaborazione con la Spagna, alleato della Nato», continua il comunicato diffuso dal dipartimento di Stato.

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