7 aprile 2018 - 23:18

Attacco a Munster, in Germania
Jens R. era noto ai servizi sanitari
Gesto di follia spinto dell’emulazione

Chi è l’uomo di 48 anni che si lanciato in un’area chiusa al traffico nel centro di Münster

di Guido Olimpio

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L’attacco di Münster è grave, a prescindere dalla matrice. Le prime informazioni puntano sul gesto di un cittadino, Jens R. H., 48 anni, in cura dal 2014 al 2016 per problemi psichici e noto alla polizia per piccoli furti. Una cornice ancora da definire con precisione. «Guardiamo in tutte le direzioni, lasciamo aperte tutte le ipotesi, le indagini proseguono», affermano le autorità escludendo per adesso la mano jihadista mentre i media riferiscono di possibili legami con l’estrema destra. In questi frangenti la paura di un nuovo fendente dei tagliatori di teste non distoglie l’attenzione da altri nemici, a volte sottovalutati.

Se la pista «tedesca» sarà confermata non dovrà essere accolta con un sospiro di sollievo. Sarebbe un errore. Perché sempre più di frequente semplici individui, scollegati da movimenti, ricorrono a metodi terroristici. Emulazione e imitazione innescano i «folli» portandoli ad azioni-show. Una riproduzione di quanto ha fatto lo Stato Islamico, con effetti devastanti. E sappiamo che il Califfato, nonostante la fase di difficoltà, conserva intatta la capacità di istigare massacri come quello di Nizza e Berlino. Le autorità europee hanno messo in conto nuove operazioni con i veicoli sulla folla. Ora le forze di sicurezza rischiano di trovarsi davanti ad una minaccia raddoppiata quanto imprevedibile. L’assalto in Germania si inserisce infatti in un quadro più generale, dove aspetti diversi possono confondersi o sovrapporsi. La tattica del mezzo ariete è ormai nota, usata dai palestinesi e dagli islamisti, ma anche da xenofobi e da persone mosse da ragioni personali. Non può più essere considerata la «firma» solo di chi conduce la guerra santa.

Tutti ricordano il massacro degli innocenti sulla Promenade des Anglais compiuto da un franco-tunisino che ha agito nel nome di Daesh. Ma lo stesso sistema è stato impiegato contro un corteo da un estremista di destra statunitense e da un britannico davanti ad una moschea di Londra. Non meno inquietante quanto avvenuto a Sondrio, alla vigilia di Natale, quando un italiano, dopo essersi ubriacato ha cercato di uccidere un gran numero di persone lanciando il suo veicolo contro un mercatino. In questo caso non c’era alcuna spinta ideologica, ma il responsabile non ha fatto altro che copiare quanto visto in precedenza. Storie passate con troppa fretta in archivio, derubricate a incidenti che capitano, mentre invece rappresentano il segnale di una tendenza già manifestatasi in numerosi paesi occidentali. Rispetto ad altri eventi – se sono vere le ricostruzioni – il guidatore si è tolto la vita sparandosi. Sarebbe la prima volta. In passato i criminali, dopo aver travolto la folla, hanno impiegato pistole e coltelli per aumentare il numero delle vittime. Armi «secondarie» consigliate dai manuali qaedisti. Oppure hanno cercato lo scontro con gli agenti per farla finita, una via di mezzo tra il kamikaze e il gesto sacrificale.

Probabile che l’omicida abbia voluto rendere ancora più teatrale la sua uscita, colpendo il prossimo e sé stesso, convinto che così certamente lo ricorderanno. Secondo la Welt aveva detto a un amico che si sarebbe suicidato in modo spettacolare. Gli investigatori dovranno poi comprendere meglio profilo e circostanze nel quale è maturato l’episodio. Cosa ha spinto Jens R. a trasformarsi in un killer? E’ stato ricordato che ieri era l’anniversario dell’attentato di Stoccolma: un anno fa l’uzbeko Rakhmat Akilov ha lanciato il suo camion sulla folla causando 5 morti e 14 feriti. Operazione dedicata all’Isis e mirata a punire la Svezia per il suo sostegno alla campagna militare guidata dagli Usa. Può essere una semplice coincidenza di date oppure Jens R., pur senza avere rapporti con la fazione, si è limitato a seguire l’esempio. O magari qualcuno lo sospinto su questo sentiero sfruttando la sua debolezza. Il quotidiano Tagesspiegel ha scritto che l’assassino si sarebbe mosso in ambienti della destra radicale. Tutti aspetti che verranno analizzati tenendo in mente due cose: i fuori di testa e i militanti d’ogni tendenza studiano le rispettive «imprese», la violenza è diffusa e indistinguibile.

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