3 febbraio 2018 - 10:34

Afrin, l'indignazione dei curdi «Hanno mutilato e ucciso una nostra combattente»

Il corpo di Barin Kobani delle Unità di protezione popolare femminili, è stato esposto in un video di propaganda. Continua l'avanzata di Erdogan sull'enclave curdo siriana

di Marta Serafini

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Hanno mutilato il suo corpo, le hanno tagliato i seni, devastato l’addome e poi hanno esposto il cadavere come un trofeo, mostrandolo in due video di propaganda.

Non si fermano le violenze delle truppe turche nell’enclave curda siriana, sotto attacco dal 20 gennaio sia da parte dei raid di Erdogan sia dalle milizie qaediste fedeli al Sultano. Simbolo della resistenza curda, in queste ore, è diventato proprio quel corpo mutilato. Ad essere uccisa Amina Omar, nome di battaglia Barin Kobani, combattente delle Ypj, le Unità di protezione popolare femminili , caduta vicino al villaggio di Qarnah vicino a Bulbul, a nord di Afrin. «Barin non si è arresa. Ha combattuto fino alla morte», ha dichiarato Amad Kandal, portavoce delle Ypj, ricordando come la donne avesse preso parte alla battaglia di Kobane nel 2014. «Atrocità di questo tipo - ha aggiunto — non ci piegheranno ma ci renderanno solo più determinati nella resistenza».

Numerosi sono stati i commenti in rete dei sostenitori dei curdi, che hanno diffuso immagini della ragazza viva. «Sono profondamente addolorato, ma la morte di questa giovane donna non ci indeboliranno», ha dichiarato Hussein Cheikho, residente ad Afrin. A diffondere i due filmati realizzati con uno smartphone, l’Osservatorio Siriano per i diritti umani. «Questi sono i maiali del Pkk (il partito fondato da Ocalan di cui lo Ypg viene considerato il braccio armato, ndr)», si sente dire. Poi il corpo viene definito un «bottino di guerra» e si sentono alcuni uomini invocare Allah.

Barin Kobane non è l’unica donna curda ad essere caduta nella battaglia contro i turchi. Il 28 gennaio Zluk Hamo, nome di battaglia Avesta Khabur, 20 anni, si è fatta saltare vicino a un tank turco, facendo salire la tensione — già alta — tra i due alleati Nato, gli Stati Uniti e la Turchia. Le Ypj così come lo Ypg, le unità maschili, hanno preso parte, con il sostegno degli Stati Uniti, alla battaglia delle Sdf , le forze democratiche siriane, contro l’Isis, per scacciare l’Isis da Raqqa e dal nord della Siria. Le stesse milizie che ora sono impegnate nella difesa dei territori curdi sotto attacco da quando è iniziata l’operazione Ramoscello d’Ulivo lanciata dalla Turchia, formalmente alleata degli Stati Uniti.

L’avanzata dei turchi sta causando tensioni anche con Damasco e con l’alleato russo. Il 31 gennaio mentre un convoglio turco avanzava scortato dalle milizie qaediste verso al Eis, l’esercito di Damasco ha risposto lanciando dei razzi mentre si sono alzati in volo jet russi e jet turchi. Un’azione che si è conclusa con il ritiro dei turchi. Secondo i media turchi,tuttavia l’avanzata non si è fermata. La città di Bulbul, 30 chilometri a nord di Afrin sarebbe già caduta, ma secondo fonti curde ieri erano ancora in corso i combattimenti. Il tutto mentre si registrano due morti nel distretto di Reyhanli della provincia di Hatay, colpita da almeno 6 razzi. Altri 3 colpi hanno invece raggiunto la provincia di Kilis.

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