3 febbraio 2018 - 21:30

Visita a Roma blindata per Erdogan
«Nessun contatto con la stampa»

Il presidente turco arriva domenica sera a Roma. Lunedì incontrerà il Papa, Mattarella e Gentiloni. In agenda la cooperazione bilaterale in campo politico ed economico ma si parlerà anche della Siria

di Monica Ricci Sargentini

shadow

Evitare qualsiasi contatto con la stampa. Sembra essere questo il leitmotiv della visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, da stasera in Italia. Domani l’inossidabile leader dell’Akp, al comando in Turchia dal 2003, incontrerà nell’ordine: papa Francesco e il cardinale Pietro Parolin, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e, in serata, alcuni amministratori delegati di aziende italiane. Il tutto condito da una visita alla Basilica di San Pietro e gli immancabili scatti fotografici. A meno di un ripensamento in extremis non è prevista alcuna conferenza stampa né in Vaticano né a Palazzo Chigi. E questo nonostante si moltiplichino le lettere e i sit-in da parte della società civile e degli attivisti umanitari perché venga posta la questione della libertà di stampa e dell’indipendenza giudiziaria in Turchia.

Probabilmente l’entourage del presidente non vuole che si ripeta un incidente simile a quello del 5 gennaio a Parigi quando, davanti a un imbarazzato Macron, Erdogan accusò un giornalista di «parlare come un membro di Feto (il movimento che fa capo al predicatore islamico Fethullah Gülen ndr)». La conferma di questa strategia viene da Antonella Napoli, coordinatrice della campagna No bavaglio turco e prima firmataria della lettera-appello che pubblichiamo qui a fianco, che ha provato, invano, ad ottenere un incontro con qualcuno della delegazione per consegnare una petizione (che ha raccolto 25 mila firme in Italia) in cui si chiede la liberazione dei giornalisti ingiustamente incarcerati in Turchia: «Ho chiamato il capo ufficio stampa di Erdogan, Lutfullah Gotkas, e lui mi ha risposto che il programma era talmente intenso da non avere nemmeno cinque minuti da dedicarci. Mi sembra che l’intento sia quello di far fare ad Erdogan una passerella istituzionale. Ci auguriamo che non si avalli questa impostazione».

La presidenza turca ha fatto sapere che in Vaticano si discuterà della tragedia umanitaria in Siria e della lotta contro il terrorismo, la xenofobia e l’islamofobia. Ma sicuramente al centro dei colloqui con il Papa ci sarà la crisi su Gerusalemme capitale di Israele dopo le telefonate delle scorse settimane tra Erdogan e Bergoglio, molto apprezzate da Ankara.

Con le massime autorità italiane invece il presidente turco discuterà della cooperazione bilaterale in campo politico ed economico, con un focus sull’industria della Difesa. È previsto anche un confronto sulla cooperazione nella gestione dei flussi e le crisi geopolitiche in Medio Oriente, in particolare la Siria dove Ankara dal 20 gennaio ha lanciato un’offensiva contro i curdi. Proprio ieri Erdogan ha annunciato: «Le nostre truppe avanzano verso Afrin, ormai manca poco». Nel mirino dell’esercito turco ci sono i guerriglieri dell’Ypg e le milizie del partito Pyd, considerati da Ankara terroristi, che hanno combattuto contro l’Isis al fianco degli americani. Un intervento militare che mette in grave imbarazzo Washington. E non solo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT