16 febbraio 2018 - 18:51

Etiopia nel caos: si dimette il primo ministro Hailemariam e viene dichiarato lo stato d’emergenza

Dopo sei anni volontario passo indietro del premier, in seguito alle proteste che stanno infiammando il Paese: non era mai successo in tempi moderni

di Matteo Cruccu

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A memoria, in tempi moderni, in quest’enorme paese africano (che noi conosciamo molto bene) non era mai successo: per uscire di scena dalle stanze del potere bisognava scappare, essere cacciati o morire. Destano quindi molta sorpresa ( e anche molta inquietudine) le dimissioni spontanee di Hailemariam Desalegn, primo ministro dell’Etiopia da quasi sei anni, rassegnate giovedì. Una decisione che ha sconvolto Addis Abeba e dintorni al punto che si è dovuto dichiarare lo stato d’emergenza, per evitare disordini di piazza, potenzialmente molto pericolosi, in un’Etiopia che, dopo anni di crescita, si è malamente fermata. Rievocando immagini assai tristi di un passato non poi così lontano.

Una bomba a orologeria?

Le dimissioni segnano l’indebolimento del gruppo al potere, vicino all’etnia dei tigrini, segnato dunque da logiche tribali come spesso accade in Africa, già fiaccato dalle proteste di oltre due anni fa, esplose dopo che gli oromo, la tribù più numerosa del Paese, erano scesi in piazza, scatenando una repressione che aveva fatto più di 300 morti. Proteste riesplose negli ultimi mesi che hanno costretto dunque Hailemariam a fare il passo indietro: ora il futuro del gigante del Corno d’Africa è un rebus. Con incognite che spaventano in molti: l’Etiopia degli ultimi vent’anni è stato un bastione rispetto a vicini riottosi e conflittuali (vedi la Somalia, il Sudan o l’Eritrea). Con oltre cento milioni di abitanti, perlopiù divisi, potrebbe diventare una bomba a orologeria.

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