11 gennaio 2018 - 11:05

Siria, mini droni su base aerea russa
Mosca accusa ribelli, Usa e Turchia

La notte del 6 gennaio piccoli velivoli, guidati da Gps, hanno tentato di sganciare dei proiettili sul porto di Tartus e Hmeimim ma l’operazione sarebbe fallita.

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Un episodio all’interno di uno scontro più ampio. Pochi giorni fa uno «sciame» di mini-droni ha attaccato la base aerea russa di Hmeimim, vicino a Latakia, in Siria, e il porto di Tartus. Piccoli velivoli, guidati da GPS, hanno cercato di sganciare dei proiettili sul target ma secondo Mosca l’azione è fallita. Storia che ha innescato una serie di accuse da parte del Cremlino contro ribelli, Usa e Turchia. 

La formazione

L’allarme nell’importante installazione è scattato nella notte del 6 gennaio. Una formazione di droni, davvero rustici e costruiti in modo artigianale, ha cercato di sorprendere i russi. I sistemi di difesa – secondo la versione ufficiale – hanno bloccato l’incursione: 7 sono stati abbattuti e 6 neutralizzati con apparati elettronici. Successivamente il ministero della Difesa ha diffuso le foto dei “velivoli” e dei piccoli ordigni che trasportavano. Con un po’ di enfasi i portavoce hanno sostenuto che i responsabili dell’operazione avrebbero agito grazie all’aiuto straniero. Poi sono circolate informazioni che hanno insinuato il ruolo di un aereo spia americano P8 Poseidon che di solito incrocia al largo delle coste siriane, un aereo che parte da Sigonella e tiene d’occhio il quadrante. Tesi apparsa inverosimile vista la sproporzione tra i droni e la sofisticazione dell’aereo. Mercoledì Mosca ha cambiato tiro ed ha affermato che i droni sono partiti da Muwazarra, a sud di Idlib, villaggio ritenuto in mano ai “ribelli” e distante circa 60 chilometri dal bersaglio. Precisazione accompagnata da accuse formali contro i turchi. In realtà alcuni osservatori hanno spiegato che nella zona opera anche la formazione di ispirazione qaedista Tahrir al Sham che in passato, come altri gruppi,, ha impiegato dei mini-velivoli e sospettata di essere responsabile dell’assalto. 

Accuse ai turchi

La polemica dei russi ha due obiettivi. Il primo. Le forze lealiste, con l’appoggio di Iran e Russia, hanno lanciato un’offensiva nel settore di Idlib provocando molte vittime e un’ondata di profughi. Mossa che Ankara ha condannato rimettendo in discussione il periodo di distensione con il Cremlino. Ai turchi sta a cuore questa regione e ispira alcune delle formazioni di insorti. Dunque c’è una partita legata alla «sistemazione» della futura Siria. La seconda ragione dell’irritazione di Mosca è un forse legata all’imbarazzo per questi «incidenti». Il contingente inviato da Putin ha cambiato il corso della guerra, permettendo al regime di riconquistare molte posizioni, ma le incursioni dei droni per quanto minori hanno un valore simbolico. Dimostrano che gli oppositori di Assad possono ancora riservare sorprese. 

Danni agli aerei

Solo sei giorni prima c’era stato un altro episodio dai contorni poco chiari. Due soldati russi in servizio nella base di Hmeimim hanno perso la vita a causa di colpi di mortaio. E, secondo il giornale Kommersant, anche numerosi caccia sarebbero stati danneggiati dai tiri. Sul web è apparsa una foto di un jet con segni evidenti di danni. Mosca ha smentito con forza. Stranamente i ribelli non hanno rivendicato l’incursione e sono circolate teorie alternative che chiamavano in causa degli alawiti dissidenti e le milizie sciite filo-Iran che assistono i governativi. In sostanza si sarebbe trattato di una provocazione, ma nessun osservatore ha dato credito a questo scenario cospirativo. E’ però evidente che i nemici dei russi sono riusciti con droni o altre armi a lanciare una sfida in un luogo che dovrebbe essere ben protetto. E questo non piacerà certo allo «zar».

In vendita

Molte fazioni, dall'Isis agli insorti siriani, hanno impiegato i mini-droni nel conflitto. Di solito acquistati attraverso intermediari in Turchia, «oggetti» concepiti non per missioni militari ma che i guerriglieri hanno riadattato alle loro esigenze con poca spesa. A questo proposito il sito Daily Beast ha affermato che il modello impiegato nell'azione sulla base ricorda quello messo in vendita su Telegram il 31 dicembre, un trafficante che offre molte armi a chi è in grado di pagare.

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