15 gennaio 2018 - 21:23

Nagasaki, il bambino e quel silenzio innaturale dopo l’esplosione nucleare

Il Papa ha mostrato ai giornalisti in viaggio verso il Cile l’immagine del bambino con il fratellino morto sulla schiena: un terribile esempio degli effetti della Bomba atomica

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Un’immagine vale più di mille parole. Così papa Francesco ha presentato lo scatto del bambino in attesa di consegnare il corpo del fratellino morto alla pira che lo trasformerà in cenere. Non è l’unica fotografia a raccontare la doppia tragedia di Hiroshima e Nagasaki. In quei giorni terribili che hanno chiuso l’estate del 1945, il Giappone è stato percorso da un’armata di fotografi e cameraman al seguito delle truppe americane.

Ma il bambino di Nagasaki, il cui sguardo parla a tutti noi con una forza pari soltanto al suo apparente stoicismo, emerge dalle carte dell’epoca per la sua straordinaria attualità. L’autore, Joe O’Donnell (scomparso nel 2007), aveva soltanto 23 anni quando si trovò a documentare quanto accadeva alle porte della città giapponese devastata dalla seconda atomica il 9 agosto 1945. «Vidi un ragazzino di circa 10 anni — disse in seguito — che portava sulle spalle un bimbo più piccolo, come spesso accadeva nel Sol Levante, la testa reclinata quasi si fosse assopito all’improvviso. Dopo una decina di minuti, degli uomini con le maschere bianche sciolsero i lacci per prenderlo: solo allora capii che era già morto. Il fratello rimase immobile e osservò il rogo mordendosi le labbra fino a sanguinare. Poi si girò e si allontanò in silenzio».

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II Guerra Mondiale, all?asta foto della devastazione di Nagasaki

Ecco: quel silenzio, il silenzio innaturale che seguì le deflagrazioni nucleari, racchiuso in un’immagine, dice più di mille parole che cosa ci aspetterebbe se qualcuno deciderà mai di schiacciare il bottone: grosso o piccolo che sia.

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