1 marzo 2018 - 22:58

«Progetti vecchi», il Pentagono frena, ma la gara è lanciata

E alla Casa Bianca anche McMaster è in bilico

di Giuseppe Sarcina, corrispondente da New York

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La portavoce del Pentagono, Dana White, offre due risposte ufficiali alla mossa di Vladimir Putin. La prima: «non ci sorprende, conosciamo da tempo questi nuovi progetti di armi nucleari». La seconda: i sistemi anti missile installati in Europa servono a parare le minacce in arrivo dall’Iran, dalla Corea del Nord e da «altri Stati canaglia». Non vanno considerati, invece, un’insidia per la sicurezza della Russia. La Cnn riferisce anche di una reazione informale: i generali americani dubitano che «i razzi invulnerabili» presentati ieri a Mosca siano davvero vicini alla «fase operativa».

In qualche modo, quindi, il Dipartimento guidato da James Mattis cerca di ridimensionare l’iniziativa del leader russo, derubricandola, in gran parte, come un’uscita da campagna elettorale. Proprio mentre, sul fronte interno — riferisce la Nbc — la Casa Bianca si appresterebbe a sostituire ad aprile il proprio Consigliere per la sicurezza nazionale Herbert Raymond McMaster.

In realtà Washington e Mosca hanno da tempo ripreso la competizione atomica. La strategia degli Stati Uniti è codificata in lungo documento, pubblicato il 2 febbraio scorso dal Dipartimento della Difesa: «Revisione della posizione nucleare». È un testo difficile, pieno di sigle e tecnicismi, ma il senso politico è molto chiaro. Certo ci sono «gli atti ostili della Corea del Nord e dell’Iran», ma l’attenzione massima si concentra sugli «avversari Russia e Cina». Si legge che sarebbe auspicabile «il dialogo e la cooperazione» per ridurre gli arsenali radioattivi. Tuttavia, «la Russia sta aumentando il peso delle armi atomiche, espandendo e modernizzando le forze nucleari, violando i trattati sulla non proliferazione, mettendo in atto comportamenti aggressivi». Anche «la Cina persegue il disegno di aumentare le proprie capacità in termini nucleari e sfida gli interessi americani nell’Oceano Pacifico».

Nel concreto la «dottrina Mattis» prevede un radicale ammodernamento delle dotazioni di base più obsolete, per esempio i razzi Cruise che risalgono ancora agli anni Ottanta. Ma i nuovi concetti sono «flessibilità» e «strategia su misura». Il Pentagono si doterà di «mini-atomiche» da agitare come strumenti di dissuasione. Sono ordigni con una potenza 17 volte inferiore all’ogiva che distrusse Hiroshima. Verranno caricati sui vettori balistici, sui sottomarini, sui bombardieri. Gli Usa potrebbero modificare anche una parte delle 150 testate nucleari modello B-61, custodite nei depositi europei. La Russia, secondo l’intelligence militare statunitense, dispone già di duemila «atomiche tattiche», cioè a impatto limitato, grazie alle quali può mantenere un atteggiamento aggressivo in diverse aree del mondo.
Per i militari di Washington, dunque, la preoccupazione numero uno resta Vladimir Putin. Poi viene tutto il resto.

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