1 marzo 2018 - 11:09

Slovacchia, giornalista ucciso, arrestati tre italiani «Legati alla ’ndrangheta»

L’imprenditore italiano Antonino Vadalą č stato arrestato dalla polizia slovacca, nell’indagine per la morte di Jan Kuciak, insieme al fratello e al cugino

di Francesco Battistini, inviato

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BRATISLAVA – I Vadalą, i Rodą, i Catroppa. “Non avevamo ancora prove per scrivere che fossero coinvolti nell’assassinio di Jan e di Martina – dice un caposervizio del giornale, scorrendo le notizie -. Ma ne avevamo perché la polizia si muovesse…”. Nella redazione di Aktuality.Sk, vicino ai mazzi di fiori posati dai colleghi sulla scrivania di Jan Kuciak, c’č un preoccupato sollievo. Li hanno presi: «Ma li terranno dentro?». Che cosa significhi toccare certi interessi, l’ha capito sulla sua pelle il giovane collega ammazzato. Lo stanno capendo gli altri reporter, quelli che hanno chiesto d’essere trasferiti ad altro incarico perché tengono figli, e non se la sentono pił. Una parete tiene appesa una foto del premier Fico e una frase preveggente: «Basta una piccola candela a fare una luce sufficiente».

Le candele della gente in piazza, che domanda le dimissioni del governo. La luce degli investigatori, ai quali č bastato leggere fra le righe l’inchiesta incompiuta di Jan per precipitarsi coi corpi speciali a Michalowice, una cittadina di 40mila abitanti verso l’Ucraina, il feudo orientale dei calabresi, oltre che in altre cittą della Slovacchia: «Sģ – dicono -, possiamo chiamarla proprio la pista italiana». Antonino, Bruno, Pietro. La quantitą d’informazioni raccolta dal reporter assassinato, le informazioni trasmesse dall’antimafia calabrese, la rete dei giornalisti Occrp-Irpi che in Europa collaborava con Aktuality – una testata di proprietą dell’editore tedesco Springer e del gruppo Suisse Ringier -, la quantitą era tale da costringere a qualche mossa il capo della polizia di Bratislava, pure lui nella bufera per aver a lungo tollerato le connessioni fra ‘ndranghetisti e pezzi del governo. I Vadalą, i Rodą e i Catroppa avevano forse sottovalutato quel giornalista con la faccia da ragazzino, perché il dossier su di loro era solo all’inizio: oggi, Aktuality ne ha pubblicato la seconda puntata. Raccontando l’ascesa di queste famiglie arrivate negli anni ’90 dalla Calabria di Bova Marina e Condofuri, leste a sfruttare «le occasioni» offerte dal crollo del Muro e da un’economia totalmente sregolata, spesso illegale.

Cinque famiglie e 50 societą, che in pochi lustri hanno preso il controllo di tutto il business agricolo nella Slovacchia orientale, mettendo insieme migliaia di ettari (un decimo della provincia di Michalowce č di loro proprietą) e un patrimonio che oggi č stimato ufficialmente sui 100 milioni di euro. Un tesoro che secondo gl’investigatori assomma anche varie attivitą «non registrate» e soprattutto tiene da parte il boccone ghiottissimo degli aiuti europei agli slovacchi (15 miliardi, solo nel periodo 2014-2020). Non facevano molto per passare inosservati, i calabresi dell’Est. Tre Ferrari rosse, una ciascuna, per rombare su e gił in autostrada. Carichi di bestiame inesistente sulla loro scuderia di camion, aveva scoperto Jan, camion che servivano solo a intascare fondi agricoli generosamente concessi agli amici italiani dal governo slovacco. Su Pietro Rodą, in particolare, si stava concentrando il lavoro del reporter ucciso: indagato dall’antimafia calabrese nel 2007 per associazione di stampo mafioso, sospettato di traffici ed evasioni fiscali, pił volte arrestato, infine assolto dalla Cassazione nel 2014 e tornato alla sua vita di rispettabile imprenditore italiano all’estero. E poi tutta la famiglia Vadalą, che nel Reggino conoscono per il soprannome del patriarca, “Cappeddazzu” (il grande cappello). E la genia dei Catroppa, col capostipite che tutti chiamano “il mastro di giornata”. Quante cose aveva saputo Jan, investigando sulla Calabria Connection. Il morto che parla, attraverso i suoi scritti, ora scuote un intero Paese.

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