7 marzo 2018 - 21:08

L'ex spia russa e la figlia avvelenati col nervino, la vedova Litvinenko: «Ora tutti sanno che dietro c’è Mosca»

Parla la moglie dell’ex agente del Kgb avvelenato a Londra nel 2006 con una dose di polonio radioattivo. «Skripal aveva paura. Noi fuoriusciti non siamo al sicuro»

di Luigi Ippolito, corrispondente a Londra

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L’immagine di quell’uomo morente su un letto d’ospedale, ormai calvo e vestito di un camice verde, è entrata nella memoria collettiva. E lei non ha mai smesso di lottare per ottenere tutta la verità sul suo «Sasha», come lo chiama sempre: suo marito Aleksandr Litvinenko, l’ex agente del Kgb avvelenato a Londra nel 2006 con una dose di polonio radioattivo versata in una tazza di tè.

Una battaglia condotta attraverso la «Litvinenko Justice Foundation», che solo nel 2011 sfociò in un’indagine del coroner sulle circostanze di quella morte. E bisognò attendere il 2016 perché un’inchiesta ufficiale stabilisse che l’esecuzione era stata opera dei servizi segreti russi, probabilmente su ordine diretto di Vladimir Putin.

Ora lei, Marina, assiste sgomenta al ripetersi del suo dramma personale: l’avvelenamento di Sergej Skripal e di sua figlia Yulia la costringe a rivivere quei giorni e quel dolore.

«Apprezzo come stanno reagendo le autorità britanniche e in particolare il Foreign Office. Si stanno muovendo in fretta e con decisione. Nel mio caso era stato l’opposto: ci vollero più di due settimane per avere una reazione e comunque furono molto cauti nei confronti della Russia. Anche se allora era più ovvio chi potessero essere i mandanti, dato che Sasha si era sempre esposto con le sue critiche al Cremlino. Ma ora vedo che le cose sono cambiate».

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Lei conosceva Skripal e la sua famiglia?

«Non personalmente, ma sapevo della storia dello scambio di spie nel 2010».

In quell’occasione l’allora presidente russo Dmitry Medvedev aveva perdonato Skripal per l’accusa di alto tradimento. Eppure forse questo non è bastato.

«Sicuramente no, perché ora al comando c’è di nuovo Putin. Ed è diverso. Basta andare a riguardarsi il video di quella sua intervista rilasciata allora per capire: dove Putin promette ai traditori che moriranno. È questa la sua ideologia».

Eppure sembrava che Skripal non dovesse aver nulla da temere, conduceva una vita tranquilla, lontano dai riflettori...

«Su questo ci sono opinioni diverse. Sì, c’è chi dice che si riteneva ormai al sicuro, ma altri dicono che aveva paura, che sentiva di essere in pericolo».

Nessuno comunque si sarebbe aspettato il ripetersi di un altro caso Litvinenko.

«Certo, adesso tutti si sono ricordati di mio marito. Sicuramente è una cosa che non sarebbe dovuta accadere di nuovo: ma dimostra che non siamo al sicuro, che le persone non sono protette a sufficienza».

Anche lei si sente personalmente in pericolo?

«No, io non ho paura. Anche perché non faccio direttamente attività politica. Il mio è soltanto un comportamento umano: voglio sapere tutta la verità su quello che è stato fatto a mio marito. Non penso alle conseguenze politiche: se poi ci sono anche quelle, non è colpa mia. Certo, ho fatto sicuramente arrabbiare qualcuno, ma non mi preoccupo. L’unica persona per cui mi do pensiero è mio figlio».

Lei vive in Gran Bretagna da tanto tempo, dopo esserci arrivata in esilio assieme a suo marito. Le manca la Russia?

«Certo che mi manca, ancor più dopo questi diciotto anni trascorsi all’estero. Ma è anche vero che la Russia è cambiata, il mio modo di pensare è diverso da chi è rimasto là. La propaganda di regime è così pervasiva che è difficile parlare con la gente, non puoi ragionarci, si finisce sempre a litigare. Non c’è alcuna tolleranza».

Potrà cambiare la Russia, diventare finalmente un Paese normale?

«Sono molto triste, il mio è un grande Paese, un popolo generoso. Ma occorre prima cambiare questa atmosfera di propaganda che l’avvolge».

Bisognerà aspettare un cambiamento politico per avere la verità?

«Sì, e sono sicura che allora avremo la verità su tutti i delitti politici di questi anni, da Anna Politkovskaja a Boris Nemtsov a tanti altri. E anche la verità sul mio Sasha».

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