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In coda per l’iPhone X c’è chi
non perde tempo, ma guadagna

Davanti agli Applestore tanti giovani che poi postano la propria esperienza sui social. Ma anche professionisti della fila: i «codisti» si fanno pagare caro — fino a 3400 dollari a settimana — per aspettare ore sulla strada al posto di altri. E c’è perfino chi si fa pubblicità mentre aspetta

di Luca Zanini e Paola Piacenza
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In Italia è diventato un vero mestiere, con tanto di contratto nazionale. Ma è negli Usa che la nuova professione del «codista» è cresciuta di più e più in fretta, tanto che oggi esistono piattaforme online come Airtasker, dove è possibile candidarsi a fare la coda per conto terzi. Le tariffe arrivano a 3.400 dollari a settimana negli Usa; sono più convenienti in Italia: 10 euro l’ora. C’erano numerosi codisti anche pochi giorni fa davanti agli Apple Store, per il primo giorno di vendita degli iPhone X. E c’erano probabilmente nel giugno scorso quando, sempre a New York, la catena Shake Shack — famosa per i suoi hamburger — ha segnato il nuovo record della più lunga coda d’attesa della storia: tre ore in fila per riuscire ad aggiudicarsi uno degli special burgers lanciati per il decimo anniversario.

Il mestiere di chi aspetta al posto di altri

Le code alla Apple le ha raccontate il sito Quartz, con il reportage urbano (sfiora l’icona blu per leggerlo) sull’esperienza dell’acquisto del melafonino a New York : «C’è chi si era accampato da giorni. All’angolo della Fith Avenue la coda era infinita; centinaia di persone erano in fila già dalle 7 e 20 del mattino, sebbene mancassero venti minuti perché il primo acquirente riuscisse ad entrare nel negozio». Colpa della seduzione esercitata dal marchio della mela mangiata? Il potere mitico di simboli e icone c’entra poco in questo caso e alcuni degli acquirenti, da navigati imprenditori, «avrebbero trovato nella coda un modo efficace per guadagnare soldi, non per spenderli», scrive The Conversation. Se dalla nascita del primo iPhone a oggi è quasi incredibile quanto poco sia cambiato nelle code fuori dai negozi della Apple (stesse facce estasiate, o sfinite, nellattesa di mettere le mani sul costosissimo oggetto del desiderio), va detto che oggi emerge una nuova professionalità, quella del codista appunto: l’occupante del posto in fila che ti consente di fare i tuoi acquisti senza sopportare attese di ore.

Lo Youtuber che si fa pubblicità mentre sta in fila

Ma tra codisti e normali acuirenti disposti a fare la coda in prima persona, c’è spazio anche per la vanità (in questo caso con ritorno economico): «In testa alla coda per l’acquisto degli iPhone 8 e X a Sydney c’era uno Youtuber 20enne – riferisce ancora The Conversation - che, certo di ricevere l’attenzione dei media di tutto il mondo, ha colto un’occasione unica per procurarsi pubblicità gratuita e incrementare la propria base di follower». I fatti dimostrano, sostiene Harald Wieser, che le code per il n uovo iPhone «possono essere il risultato di qualcosa di molto più complesso del potere mitico di simboli, icone e storie». Ma se poi i giovani e meno giovani in coda per gli iPhone non fossero così irrazionali? Si chiede il giornalista.

La capacità attrattiva dell’innovazione Apple

La nuova corsa agli iPhone, dunque, non può essere spiagata ricorrendo alle trite categorie degli «irrazionali» ed «edonisti». Spesso i clienti in coda agiscono più come imprenditori . Il fenomeno dei fedelissimi dei melafonini è più sfaccettato di quel che sembra: l’ossessione per l’oggetto hi tech, il culto para-religioso per i prodotti Apple c’entra fino a un certo punto. L’unica cosa certa è che il più grande beneficiario resta Apple. Se qualcuno ancora avesse dubbi sulle potenzialità di Apple in termini di innovazione, da quando Steve Jobs non è più al timone, Quartz è pronto a sfatarli: «L’investimento del marchio, più che su questi piccoli rettangoli neri, risiede nella capacità di influenzare migliaia di fan disposti a dormire per strada pur di aggiudicarsi l’oggetto del desiderio». Ma è proprio così? The Conversationazzarda un’interpretazione (sfiora l’icona blu per leggere l’articolo) che va oltre gli psicologismi e il disprezzo spesso manifestato dagli analisti nei confronti di consumatori imbelli ed edonisti: «Al contrario — scrive —, appare chiaro che molta gente si mette in coda con il preciso intento di apparire, di fare pubblicità a se stessi, data la copertura mediatica di un evento come il lancio dell’ultimo telefonino». Oppure soltanto per il piacere di ripostare poi la propria foto sui social network e poter dire: «Al lancio dell’iPhone X io c’ero».

C’è a chi piace stra in piedi per ore

Gli esperti sostengono, scrive Business Insider, che « aspettare in coda è un modo per coltivare la nostra identità». E’ un fenomeno psicologico noto in medicina come «auto-segnalazione»: ci sono persone che decidono di comunicare il tipo di persona che sono a se stessi (prima che agli altri). Francesca Gino, professore di amministrazione aziendale presso la Harvard Business School, spiega: «Anche comportamenti apparentemente irrazionali (come aspettare per ore in coda un nuovo prodotto) hanno un senso se si pensa ai segnali che mandiamo a noi stessi»: è un modo di provare quanto teniamo a noi o a un’altra persona (come nel caso di chi fa la coda per comprare un telefonino da regalare). E secondo David Gibson, professore di sociologia all’Università di Notre Dame, «ci sono persone — la cui identità è legata all’essere un consumatore di oggetti hi tech — che traggono piacere nell’impegnarsi a a percorrere un chilometro o 5 chilometri pur di partecipare» ad un evento collettivo come può essere il primo giorno di vendita del nuovo iPhone.

Chi guadagna dall’attesa paga il 10% di tasse

Ma torniamo ai «codisti». Come ha scritto Alessio Ribaudo sul Corriere (sfiora l’icona blu per leggere l’articolo e vedere il videoreportage), il neologismo coniato per indicare chi svolge file «conto terzi» non indica «un lavoretto in nero e in barba al fisco». Si tratta, invece, «di una vera professione regolata da un contratto collettivo nazionale, retribuita a ore dai clienti che, dopo il pagamento, ricevono una ricevuta fiscale». Le code in Italia non mancano mai e per assurdo la temuta, odiata e contesta burocrazia finisce per trasformarsi in un’occasione per fare soldi. «Sempre più persone non hanno il tempo o la voglia di fare la fila agli sportelli e si affidano a me — spiega Irene Xotta, 41 anni, di Galliate nel Novarese — che ho fatto di banche, uffici postali e agenzie delle Entrate il mio pane quotidiano. Siamo pagati in base al tempo realmente trascorso in coda e chiediamo 10 euro l’ora su cui poi versiamo il 20 per cento di tasse». Ogni italiano sembra destinato a passare circa 400 ore (16 giorni) l’anno in fila con un costo, secondo l’associazione dei consumatori Codacons, di 40 miliardi di euro in tempo-lavoro buttato. L’Istat segnala poi un «sensibile aumento del numero di coloro che per sbrigare pratiche attendono anche più di 20 minuti». Se avete deciso di pagare per farvi comprare un iPhone X, non dimenticatevi di richiamare il vostro codista quando dovrete ritirare un nuovo documento all’anagrafe.

8 novembre 2017