Macron, Donnarumma
e la parabola dei talenti

risponde Aldo Cazzullo

shadow

Caro Aldo,
il lettore Pietro Mancini nella rubrica delle lettere del 17 ottobre cita Insigne, Immobile e Donnarumma — stelle del calcio «made in Sud» — come esempi per i loro coetanei di «strade alternative» alla disperazione per il posto di lavoro e alle lusinghe della camorra. Come al solito il tifo calcistico ottunde un po' le menti: siamo sicuri che si tratti di esempi calzanti, in considerazione degli stipendi dei suddetti ragazzi? E varrebbe come esempio anche il «rinvio» del diploma di Donnarumma?
Vincenzo Brancaccio Perugia

Caro Vincenzo,
In campagna elettorale Emmanuel Macron tenne un comizio coraggioso: «Non è possibile che chiunque vada su Internet a dire qualsiasi cosa, anche su argomenti di cui non sa nulla. Ci sono quelli che sanno, e quelli che non sanno». Poi Macron ha aggiunto una cosa crudele, che non condivido: «Ci sono quelli che hanno talento, e quelli che non hanno talento». Non è così, ognuno ha la sua forma di talento: la scuola e la politica dovrebbero mettere ognuno nella condizione di esercitarlo. C'è chi sa comporre musica e chi aggiusta i circuiti elettrici, c'è chi progetta nuove tecnologie e chi cura i bambini; e questo di curare i bambini è per me il talento più prezioso, anche se un primario di pediatria guadagna un millesimo di Cristiano Ronaldo, che ha la sua forma di talento. Neppure a me è piaciuta la scelta di Gigio Donnarumma di rinunciare all'esame di maturità, come se studiare non servisse a nulla. Non c'è dubbio però che il portiere del Milan, come Insigne e Immobile, abbiano un talento, sia pure fin troppo pagato. L'altro giorno alla stazione di Bologna ero in coda al gabbiotto dei servizi «last minute» (ma perché non scrivono «ultimo minuto?»), dove non si risolve quasi mai nulla. Invece quella volta un ferroviere mi ha messo sull'ultimo posto libero del treno che stava partendo, e porgendomi il nuovo biglietto ha esclamato: «Quanto sono bravo!». L'avrei abbracciato. È un uomo che sa vivere, ha il gusto del lavoro ben fatto, esercita il proprio talento — mettere i viaggiatori sui treni giusti non è un talento banale, può salvare vite, amori, famiglie —; e scommetto che non scrive ingiurie o falsità o cattiverie su Internet.

Giorno Precedente Giorno Successivo

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L'ingiustizia

«Venezia. Un mese per aprire un tubo del gas»

A Venezia ho un ristorante di qualità e vorrei raccontare quanto le piccole imprese sono considerate limoni da spremere. Ecco i fatti. Vado in ferie il 20 luglio. Dovevo riaprire l’11 agosto. Il 10 vedo che non c’è gas e trovo una lettera del gestore, spedita a giugno e arrivata quando eravamo chiusi, che intimava il pagamento di 615 euro, più una nuova bolletta di 739,59 scadente in luglio. Al telefono il gestore mi dice di pagare 739 + 307 (la cifra di 615 era già stata pagata). Provvedo. Sempre al telefono, mi dice che verrà un tecnico della rete il 17 agosto. Passano altri giorni. Vado per parlare di persona con un addetto (gli uffici hanno riaperto il 20 agosto) e apprendo che il gestore non ha neanche preso in considerazione la richiesta dell’intervento senza neanche avvertirmi. (Ero già stato messo nella «black list» dei clienti indesiderati). Faccio presente che ho 9 dipendenti da pagare ma, inflessibile, il gestore afferma che devo trovarmi un altro fornitore. Vado da altri fornitori, ma tutti mi dicono che se non dà l’ok al gestore della rete per la riapertura del rubinetto, nessuno può subentrare. Sono riuscita a riaprire l’8 settembre perché un impiegato mi ha suggerito di richiedere l’apertura con un altro nome. Così non potrò neanche scaricare l’Iva, ma pazienza: ho avuto la possibilità di riaprire e di fare subito una richiesta di passaggio ad altro fornitore, anche se non so come il ristorante farà ad assorbire la perdita.
I. F. per il Vecio Fritolin

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI - IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI - L'OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l'offerta

GIOVEDI - L'INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L'AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L'ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA - LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all'account @corriere