Milano, 6 dicembre 2017 - 21:28

I partiti sono in crisi,
il Paese è più fragile

È indispensabile prendere atto che i condizionamenti di forze politiche sono
più facili oggi rispetto a quanto avveniva durante la lunga epoca della cortina ferro

disegno di Doriano Solinas disegno di Doriano Solinas
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In tanti ci preoccupiamo delle esalazioni neofasciste sprigionate da CasaPound e dell’appoggio che questo raggruppamento ha ricevuto in una famiglia importante della criminalità a Ostia. Bisogna evitare che queste preoccupazioni giuste e legittime, da non ridimensionare, ci impediscano di vedere il resto del problema e una delle sue principali origini: la crisi dei partiti. Non possiamo non constatare che, al netto di tratti marziali e violenze, CasaPound sta svolgendo anche funzioni svolte in precedenza dai partiti di massa. Raccoglie motivi di scontento e li indirizza contro suoi avversari. Era una regola basilare per i segretari di sezione del Partito comunista italiano, e non risultava molto diverso per quelli della Democrazia Cristiana, occuparsi della fontanella del quartiere. Ossia imperniare la propria ricerca di consensi anche su quelle esigenze che possono sembrare piccole cose e sono invece grandi cose nella vita dei cittadini di una determinata zona.

La regalía di pacchi con generi alimentari elargiti a Ostia può avere il sapore di scambio a fini elettorali e non è un bene. Tuttavia sarebbe fuorviante consolarsi limitandosi e deplorare questa interessata generosità, già oggetto di una interrogazione parlamentare del Pd che ne mette in dubbio la liceità.

Grave non è che le feste per bambini o le pulizie di piazze dai rifiuti le organizzi CasaPound. Grave che azioni del genere, depurate naturalmente da qualsiasi venatura xenofoba e intollerante, non vengano promosse a sufficienza dalle altre formazioni politiche (nel caso delle pulizie, per richiamare ai propri doveri le strutture pubbliche tenute a garantirle).

I due principali partiti di massa della cosiddetta Prima Repubblica, Dc e Pci, avevano radici profonde nel nostro Paese, ma fu anche grazie a fondi provenienti dall’estero, in un mondo diviso in due blocchi dalla contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che le rafforzarono e le irrobustirono. Non era legale, comunque così fu. Il Pci riceveva dollari da Mosca (meglio dei rubli), la Dc da Washington. Danaro straniero influenzò anche satelliti o alleati delle due forze principali, dal Partito socialista di unità proletaria, finanziato dall’Est, al Partito socialdemocratico italiano, aiutato dagli americani. Oggi l’Italia è un Paese low cost, a basso prezzo, per chi vuole investire da fuori. Perfino le formazioni politiche si possono svendere o fondare e far funzionare a costi meno proibitivi che in passato. E nel 2018 da noi si vota per elezioni politiche che possono influire sul destino dell’Unione europea, spingere in avanti il processo di integrazione europea oppure accentuarne la crisi. All’estero esistono Stati e centri di potere economico tutt’altro che indifferenti alla nostra politica interna. E il sistema elettorale appena introdotto nell’ordinamento italiano può rendere prezioso il sostegno di mini-partiti per mettere in piedi o puntellare una coalizione di governo.

Attraverso il finanziamento di forze politiche da far crescere, oppure in difficoltà economiche da quando è stato pressoché eliminato il sovvenzionamento pubblico, ingerenze straniere in contrasto con l’interesse nazionale sono più facili di quanto potesse essere qualche tempo fa. Non dobbiamo sottovalutarle, perché non sono soltanto il Milan e altre società nostrane a poter finire sotto il controllo cinese, russo, di emirati o di altri. La difesa dell’interesse nazionale comporterebbe più attenzione su questo.

Sono dettati da disinteressati sentimenti i viaggi di delegazioni politiche nella Crimea che la Russia si è annessa? Sono puro turismo alcuni delle missioni di dirigenti di formazioni piccole e grandi in Stati sottoposti a sanzioni? È indispensabile prendere atto che in tempi di globalizzazione i condizionamenti di forze politiche sono più facili di quanto lo erano in un mondo con una cortina di ferro e confini assai più robusti nei quali essi pure avvenivano.

Contromisure andrebbero adottate per tempo. Il rinvigorimento dei canali di partecipazione collettiva alla vita politica è una di queste. Nella speranza che non sia già tardi, e che una necessaria sprovincializzazione della nostra politica interna avvenga attraverso affiliazioni palesi alle grandi famiglie politiche europee unite da valori sociali comuni. Non tramite sotterfugi, in penombra o al buio.

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