Milano, 3 novembre 2017 - 21:11

Il viaggio di Trump in Asia,
opportunità e tanti rischi

Il presidente Usa incontrerà il cinese Xi Jinping che ha rafforzato di molto la sua leadership: per questo sarà difficile che «The Donald» raggiunga i suoi obiettivi

Donald Trump (foto Reuters) Donald Trump (foto Reuters)
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Il presidente Trump si è recato in Asia per un tour internazionale di importanza vitale per la politica estera americana per tre ragioni. Il viaggio darà a Trump un’altra opportunità di incontrare il presidente cinese Xi Jinping e di determinare le aspettative americane sul futuro delle relazioni bilaterali più importanti del mondo. Gli darà l’opportunità di promuovere la sua agenda commerciale e di investimenti nella regione. Infine, gli concederà l’opportunità di lavorare direttamente con i leader regionali per fare pressione sul governo nordcoreano e segnalare che gli Stati Uniti intendono mantenere una presenza solida nell’Est e Sud-Est asiatico. Al presidente americano manca, sfortunatamente per lui, la credibilità politica, sia all’interno del Paese che all’estero, per realizzare qualunque di questi obiettivi.

Durante una visita di tre giorni in Cina, Trump cercherà ancora di persuadere il presidente Xi Jinping a usare la propria influenza sulla Corea del Nord per cambiare il regime belligerante di Kim e allontanare Pyongyang dalle sue continue minacce militari. La Cina, argomenterà, è il fornitore cruciale di beni alimentari, combustibile e finanziamenti della Corea del Nord ed è l’unico Paese che può costringere Kim a cambiare corso. Trump si offrirà nuovamente di migliorare le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina in cambio della sua collaborazione, e avviserà che la Cina rischierebbe più degli Stati Uniti se dovesse esplodere il conflitto nella Penisola coreana. In Giappone e nella Corea del Sud, Trump cercherà di assicurare agli alleati che Washington può eliminare la minaccia nordcoreana per la loro sicurezza.

In Giappone, Vietnam e nelle Filippine, Trump tenterà di convincere le sue controparti che gli Stati Uniti mantengono il loro impegno commerciale e finanziario nella regione malgrado la sua decisione di ritirare gli Stati Uniti dallo storico accordo commerciale regionale noto come la Trans-Pacific Partnership (TPP). Il presidente americano continuerà a premere sul primo ministro giapponese Shinzo Abe per lavorare a un nuovo accordo commerciale Usa-Giappone, anche se Abe sta operando per portare avanti la TTP senza gli Stati Uniti. Trump cercherà anche di rassicurare il giapponese Abe, il sudcoreano Moon Jae-in, i leader che incontra al summit dell’Asia-Pacific Economic Cooperation in Vietnam e al convegno dell’ Association of Southeast Asian Nations nelle Filippine, che l’America conferma il suo impegno per controbilanciare l’espansione dell’influenza cinese nella regione. Trump non riuscirà a raggiungere alcuno di questi obiettivi. La visita in Giappone andrà bene, perché Trump e Abe hanno una solida relazione personale, ma i loro interessi, in particolare commerciali, sono troppo divergenti per continuare a progredire a lungo dopo la conclusione della visita. E tutti i leader che incontra sanno bene che Trump rimane storicamente impopolare negli Stati Uniti, in aperto conflitto con una percentuale significativa di legislatori del suo stesso partito repubblicano, e che non ha virtualmente dimostrato alcuna capacità o volontà di lavorare con i legislatori dell’opposizione per costruire il consenso politico da cui dipende il successo della politica estera. Le sue controparti sanno anche che l’indagine di Robert Mueller su una possibile collusione della sua campagna presidenziale con il governo russo ha appena cominciato a creare interferenze per il presidente e il suo entourage, e che Trump presto può avere un minore capitale politico di adesso. Sono anche consapevoli che le elezioni del congresso americano nel 2018 sposteranno Trump dalla pianificazione delle politiche alla strategia politica, allontanando il presidente da una comunicazione coerente, in particolare riguardo alle relazioni con la Cina, se ritiene che ciò aiuterà il suo partito a guadagnare voti.

I leader asiatici possono anche notare che il presidente americano si sta indebolendo politicamente in un momento storico di grande forza e sicurezza del presidente cinese. Xi Jinping ha saputo sfruttare il 19mo congresso del partito conclusosi recentemente a Pechino per consolidare la sua leadership con alleati politici allineati sia alla sua agenda di riforme interne che a lui personalmente. L’integrazione formale dei principi di governo di Xi nella Costituzione cinese corrobora l’opinione secondo cui Xi ha il controllo quasi assoluto dell’agenda delle politiche cinese. La riluttanza di Xi a designare un successore suggerisce che il presidente potrebbe rimanere al potere oltre il suo secondo mandato di cinque anni e che la sua influenza resterà formidabile anche dopo che avrà scelto di cedere il suo potere formale.

Il contrasto in termini di forza tra il presidente americano e cinese non potrebbe essere più evidente e ogni governo nell’Est o Sud-Est asiatico considererà questa realtà nel pianificare come porsi nei confronti di queste due potenze — molto tempo dopo la conclusione del tour di Trump in Asia.

Traduzione di Ettore C. Iannelli

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