Milano, 4 novembre 2017 - 20:25

Dimissioni di Hariri e missile su Riad: l’Iran fa sempre più paura

Nell’era post-Isis il fronte sciita, guidato da Teheran assieme ai suoi protetti
tra i militanti-militari dell’Hezbollah si presenta come il grande vincitore contro l’estremismo sunnita e fa di tutto per guadagnare terreno

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Le dimissioni annunciate ieri da Saad Hariri vanno ben oltre lo scenario libanese e ripropongono in maniera urgente l’affacciarsi di nuovi squilibri nel Medio Oriente già entrato nell’era post-Isis. In poche parole: il fronte sciita, guidato dall’Iran assieme ai suoi protetti tra i militanti-militari dell’Hezbollah (la milizia sciita libanese), si presenta come il grande vincitore contro l’estremismo sunnita e fa di tutto per guadagnare terreno. Ieri sera poi, annunciava la tv Al Arabiya, un missile balistico è stato intercettato dai sauditi vicino all’aereoporto di Riad: è partito dallo Yemen e dalle aree controllate dalle milizie filo-iraniane. Quella sciita è una politica di espansione in tutta la regione dai tempi dell’invasione americana dell’Iraq nel 2003 e il collasso del regime di Saddam Hussein. Gli Stati Uniti non hanno elaborato una valida strategia di contenimento delle conseguenze delle loro azioni. Tutto l’opposto della Russia, che, sebbene meno forte e armata degli Usa, continua a puntare sulla carta sciita sostenendo senza riserve il regime siriano di Bashar Assad, grande alleato di Teheran.

Da qui le dimissioni del 47enne premier sunnita libanese. Saad le annuncia in modo drammatico proprio da Riad, dove da tempo il governo saudita gli offre asilo e protezione: dice a chiare lettere di temere per la sua stessa vita, addirittura traccia un parallelo con il febbraio 2005, quando suo padre Rafiq venne assassinato con un’autobomba sul lungomare di Beirut. Un attentato che è platealmente attribuito a Hezbollah e ai servizi segreti siriani. L’emittente saudita Al Arabiya rivela ora che le forze di sicurezza libanesi due giorni fa avrebbero sventato un attentato contro Saad. Questi reagisce accusando l’Iran di causare «paura e distruzione». Nel frattempo in Iraq le minoranze sunnite e curde accusano le milizie sciite di gravi violenze nei loro confronti. Lo stesso in Siria, dove le truppe filo-governative approfittano dello slogan della «lotta al terrorismo» per punire in modo duro ed esemplare le popolazioni ribelli.

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