Milano, 11 novembre 2017 - 21:06

Il Libano in crisi e i venti di guerra
tra Hezbollah e Israele

shadow

L’aereo di Saad Hariri è atterrato vuoto giovedì scorso all’aeroporto di Beirut. Il primo ministro (come ancora lo considerano i libanesi) è rimasto in Arabia Saudita, quei sedili senza passeggero hanno riportato a casa le paure dei quindici anni di guerra civile. Quando tra il 1975 e il 1990 il Libano è diventato la striscia più importante sulla mappa del Risiko sanguinoso giocato dalle potenze mediorientali. Vicini ingombranti che tornano a sfidarsi sulla costa del Mediterraneo, l’ultima volta hanno lasciato solo macerie. Gettate in mare e ripulite anche grazie ai soldi sauditi che hanno finanziato le ruspe e le imprese proprio della famiglia Hariri. Saad proclama (ma il Washington Post rivela che il discorso di dimissioni sarebbe stato dettato dai principi del Golfo) di non voler far la fine del padre, massacrato da un’autobomba il 14 febbraio del 2005. I sauditi assicurano i diplomatici occidentali di averlo trattenuto per proteggerlo, i libanesi (anche i compagni di partito) pretendono sia rimandato a casa, lo considerano un prigioniero politico. Ostaggio dello scontro che Mohammed bin Salman, il principe ereditario, è convinto di poter vincere: quello tra l’Arabia Saudita e l’Iran, tra i sunniti e gli sciiti, per la supremazia nella regione. Il giovane leader, 32 anni, spera che il lavoro sporco glielo facciano gli israeliani, anche se con loro non ha relazioni diplomatiche ufficiali (ma sempre più obiettivi comuni). La tensione innalzata dal caso Hariri (sarebbe la strategia) potrebbe spingere Hezbollah, che dell’Iran è il braccio armato e politico più potente in Libano, ad attaccare Israele. O il premier Netanyahu potrebbe vedere l’opportunità di far arretrare con un intervento l’espansione degli ayatollah sul confine nord. Un gioco pericoloso che ha spinto Dan Shapiro (fino a pochi mesi fa ambasciatore americano a Tel Aviv) ad avvertire il governo israeliano con un intervento su Haaretz: «Non si lasci manovrare dai sauditi in un conflitto prematuro, la decisione va presa al momento più giusto per combattere». Anche per altri analisti la prossima guerra tra Israele ed Hezbollah è solo questione di quando.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT