Milano, 21 novembre 2017 - 21:06

Ecco i «cristiani»
di Forza Nuova

La rivista Salpan.org che celebra la «Scuola di Mistica Fascista» invita tutti a votare FN e Roberto Fiore che «il cattolico lo fa davvero»

Roberto Fiore (foto Ap) Roberto Fiore (foto Ap)
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«Moraglia giuda / L’euro il tuo dio». Lo striscione appeso l’altro ieri a un ponte di Venezia che insulta il patriarca di Venezia Francesco Moraglia (reo di avere invitato i parroci della diocesi a dare una mano agli immigrati e i profughi in marcia dal ghetto di Cona) la dice lunga su come la pensino i neri di Forza Nuova. Non solo sui loro richiami nostalgici al fascismo anche se il loro leader Roberto Fiore precisa che «Definire Forza Nuova “fascista” è un errore. Anche se non la riterrei una diffamazione». Ma anche sul loro definirsi «cristiani» applauditi dalla rivista Salpan.org che celebra la «Scuola di Mistica Fascista» e invita tutti a votare FN e Roberto Fiore che «il cattolico lo fa davvero». E si sente dunque legittimato a insegnare ai vescovi come fare i vescovi e al Papa come si fa il Papa.

Anzi, i papi. Perché non è solo il figlio di emigrati Jorge Mario Bergoglio a sostenere che capisce «un certo timore, ma chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo e l’Europa deve urgentemente fare politiche di accoglienza, integrazione, crescita, lavoro e riforma dell’economia». Meglio Papa Benedetto XVI, che con quell’accento tedesco e il discorso di Ratisbona aveva fatto palpitare tanti cuori neri che avevano equivocato? Sui principi Ratzinger la pensava allo stesso modo: «Sarebbe inumano ributtare in mare questo popolo in fuga. Il nostro dovere è aiutare questa gente a tornare in patria e a costruire lì una vita degna. Questa dev’essere la prospettiva. Ma oggi, in attesa di questo rientro, bisogna offrire loro accoglienza».

Meglio allora Papa Giovanni Paolo II, il gran polacco anticomunista? No, anche lui sosteneva che «Gesù ha voluto prolungare la sua presenza fra noi nella precaria condizione dei bisognosi, tra i quali egli annovera esplicitamente i migranti» e che i Paesi «ricchi non possono disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi, tanto più se lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri, dal quale le migrazioni sono originate, diventa sempre più grande». Paolo VI? Macché: nel 1965, in occasione del proprio compleanno, invitò a Pomezia addirittura tremila rom. Quelli contro cui vengono affissi i manifesti più gonfi di razzismo: «Dovunque voi vi fermiate, siete considerati importuni ed estranei. E restate timidi e timorosi. Qui no. Qui siete bene accolti, siete attesi, salutati, festeggiati».

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