4 aprile 2018 - 20:11

Dove l’innovazione non crea povertà

Sulla base dei dati della Banca mondiale, risulta che, quasi ovunque, innovazione e apertura non creano povertà

di Danilo Taino

disegno di Doriano Solinas disegno di Doriano Solinas
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Se scaviamo una buca con un badile impiegheremo parecchie ore. Se lo facciamo con una ruspa, molte meno. È un’ovvietà, però quando questo dato di fatto entra nelle statistiche crea incomprensioni. In un periodo nel quale il pauperismo va forte e la paura dei robot cresce, è bene fare attenzione. Un grafico interattivo pubblicato da ourworldindata.org su dati della Banca mondiale consente di mettere in relazione il numero annuo di ore medie lavorate da un individuo in un certo Paese con il Pil pro capite, cioè con la ricchezza media prodotta da ciascuno. Si scopre ad esempio che nel 1990 un abitante della Corea del Sud lavorava 2.676 ore e produceva 11.636 dollari (a parità di potere d’acquisto) di Prodotto interno lordo. Nel 2014, il numero di ore lavorate era sceso a 2.124 e il Pil pro capite salito a 33.425 dollari. Nello stesso periodo, a Singapore il tempo di lavoro non è cambiato, da 2.266 a 2.262 ore: il Pil creato da ogni individuo è però salito da 34.339 a 80.305 dollari. In Germania si lavorava già poco nel 1990, 1.582 ore, e si è scesi a 1.371 nel 2014: il Pil pro capite è però salito da 31.287 a 43.417 dollari.

L’avanzamento tecnologico e organizzativo e la caduta di restrizioni alla possibilità di fare business spiegano gran parte di queste tendenze. Interessanti sono i casi dell’India, della Russia e dell’Italia. I primi Anni Novanta vedono la liberalizzazione dell’economia indiana e diminuiscono le ore lavorate — 2.205 nel 1990, 2.061 nel 1994 — e sale un po’ il Pil pro capite — da 1.755 a 1.930 dollari; poi le ore si stabilizzano attorno a 2.162 ma la ricchezza prodotta cresce a 5.340 dollari nel 2014. Appena prima del crollo dell’Unione Sovietica, in Russia si lavoravano 1.943 ore per produrre 20.639 dollari. Dal 1992 si è registrato un crollo fino alle 1.891 ore e i 12.813 dollari del 1995; solo nel 2006, la situazione è tornata quella precedente alla fine del comunismo, con 1998 ore e 20.970 dollari prodotti; nel 2014 la media di lavoro è stata di 1.985 ore all’anno per 24.880 dollari. In Italia, le ore sono un po’ calate, da 1.864 nel 1990 a 1.733 nel 2014 ma il Pil pro capite è cresciuto fino a 38.612 dollari nel 2007 per poi scendere a 33.946 nel 2014: segno che la corrispondenza virtuosa — meno ore lavorate, più ricchezza — da noi funziona male. Ma, quasi ovunque, innovazione e apertura non creano povertà. Anzi.

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