23 gennaio 2018 - 20:35

Se il senso del possesso
viene scambiato per «famiglia»

Se qualcuno desiderasse cogliere la frustrazione di certi maschi italiani e la conseguente furia distruttiva e autodistruttiva, vada a scorrere l’elenco delle più recenti stragi

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Se qualcuno desiderasse cogliere la frustrazione di certi maschi italiani e la conseguente furia distruttiva e autodistruttiva, vada a scorrere l’elenco delle più recenti stragi familiari passate più o meno in sordina (l’Anteprima online di Giorgio Dell’Arti ne dà conto quotidianamente con plastica evidenza contabile). Impressionante. L’ex guardia giurata di Santa Maria Capua Vetere, con una figlia ventenne, che in uno dei tanti litigi ha ucciso la moglie Teresa con un colpo di pistola prima di spararsi. Ogni lite precedente finiva con un mazzo di fiori e con la minaccia: «Se mi lasci ti uccido».

Il parrucchiere di Cava de’ Tirreni, tre figli di 15, 10 e 5 anni, che ha accoltellato la moglie Nunzia rimanendo gravemente ferito a sua volta. La guardia giurata disoccupata, ex sostenitore di Forza Nuova, che ha imbracciato il fucile da caccia per ammazzare la consorte Anna facendo fuoco anche sui carabinieri che erano accorsi. Infine il caso clamoroso dell’agente penitenziario di Roccasecca, alcolista e ludopatico, che si è suicidato dopo che una delle cinque figlie aveva rivelato in un tema le violenze subite dal padre.

Tre su quattro degli uomini citati avevano a che fare con l’ordine pubblico: o meglio probabilmente con una loro idea ossessiva di ordine. Ma il parrucchiere salernitano, definito «tranquillo ed equilibrato» dai vicini, poco prima aveva postato una frase su Facebook da cui si potrebbe partire per avvicinarsi a certi fatti di sangue: «La famiglia è la cosa più importante del mondo». Come si può distruggere la cosa più importante? In realtà l’unico sostantivo capace di sopportare quel superlativo non è «famiglia» ma «persona». Nulla è più importante della «persona». E di assoluto, purtroppo, per molti uomini che usano a vanvera i superlativi c’è solo il senso del possesso. Che continuano a scambiare per «famiglia».

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