1 marzo 2018 - 20:02

Trump e le armi: cambio di rotta dettato dalle aziende

Il presidente percepisce che su fucili e pistole libere in America è cambiato il clima e, con la consueta spregiudicatezza, si rimangia impegni e promesse lasciando senza fiato il partito delle armi

di Massimo Gaggi

La recente strage di Parkland (Ansa) La recente strage di Parkland (Ansa)
shadow

Un anno fa andò a prendersi l’ovazione della convention nazionale della lobby delle armi (Nra): «Con me finisce l’attacco al II emendamento della Costituzione che dura da otto anni: adesso la Nra ha un amico e un campione delle armi alla Casa Bianca». Ora Donald Trump non solo cambia rotta proponendo misure che fanno infuriare i paladini della libertà di armarsi, ma accusa i parlamentari repubblicani che vede titubanti: «Avete paura della Nra». Il presidente percepisce che su fucili e pistole libere in America è cambiato il clima e, con la consueta spregiudicatezza, si rimangia impegni e promesse lasciando senza fiato il partito delle armi. Ma non è solo faccia tosta: c’è un clima diverso e Trump cavalca il cambiamento. Che non riguarda tanto l’umore della maggioranza degli americani sulle armi (quello era già cambiato in era Obama) quanto il potere della National Rifle Association.L’America delle due coste e delle grandi metropoli, benché maggioritaria e riformista in materia di armi, era ostaggio dalla Nra, capace di controllare i parlamentari degli Stati dell’interno che sono maggioranza, anche se rappresentano la parte meno popolata del Paese.

I giovani attivisti anti armi hanno sbloccato la situazione più che manifestando in piazza, mettendo alle strette le corporation che offrivano sconti ai 5 milioni di soci Nra. Non volendo rischiare il boicottaggio della loro clientela progressista, 24 dei 25 gruppi che avevano concesso agevolazioni alla Nra le hanno ritirate dopo il massacro di Parkland (tra loro la Hertz e le aviolinee Delta e United). Parlare di capitalismo lungimirante che afferra la bandiera dei diritti civili e si sostituisce a un Congresso diviso e titubante è fuori luogo: senza la spinta di #BoycottTheNRA queste imprese non si sarebbero mosse. Ora vengono accusate dai conservatori di averlo fatto solo perché succubi del clima di «correttezza politica» e per paura di perdere clienti. Ma quello delle armi non è un caso isolato: le grandi imprese si erano già impegnate in altre battaglie per i diritti civili denunciando la messa al bando degli immigrati musulmani decisa da Trump e le leggi anti gay di North Carolina e Indiana. Certo, a spingerle, più che l’idealismo, è stata la scoperta che il sostegno di una causa popolare garantisce pubblicità gratuita. Ma nell’America del Congresso paralizzato da anni dai veti incrociati la rivolta delle imprese contro la Nra è una ventata d’aria fresca. E Trump ne prende atto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT