3 marzo 2018 - 23:06

Il voto sul governo
non risolve i problemi della Spd

La sfida per i socialdemocratici è dare risposte alle nuove questioni sociali che emergono in Germania: povertà, divisioni Est-Ovest, conseguenze negative della digitalizzazione, immigrazione

di Paolo Valentino

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E’ il giorno più lungo della Spd, ma anche della Germania e dell’Europa. Già stamane sapremo se i 460 mila militanti socialdemocratici hanno votato in maggioranza a favore della Grosse Koalition con la Cdu-Csu, dando via libera a un governo stabile sotto la guida di Angela Merkel a quasi sei mesi dalle elezioni. Per quanto improbabile, anche se nessuno si è sentito di escluderla del tutto, una bocciatura aprirebbe una fase di incertezza e instabilità politica inedita. Merkel potrebbe ritrovarsi cancelliera di un governo di minoranza e comunque per un periodo limitato al massimo fino alla fine dell’anno, quando il Paese andrebbe sarebbe sicuramente a nuove elezioni.

Ma qualunque sia l’esito della consultazione interna, non sarà il referendum sulla Grosse Koalition a sciogliere il dilemma esistenziale della socialdemocrazia tedesca, che in 12 anni è stata sconfitta in tre elezioni federali di fila, è passata dal 34% al 20% dei voti. Certo una vittoria del no avrebbe conseguenze devastanti: l’intero gruppo dirigente, appena ridisegnato intorno alle figure di Andrea Nahles e Olaf Scholz, sarebbe completamente delegittimato. Ma anche andando al governo, la Spd non potrà evitare un profondo rinnovamento sia in termini di strategia che di personale politico se vuole tornare ad essere Volkspartei, forza popolare capace di tenere insieme pezzi diversi di società.

Peer Steinbrück, ex ministro delle Finanze, parla di «perdita di senso della realtà» di un partito che «non è più all’altezza dei tempi». La sfida per la Spd è proprio questa: dare risposte alle nuove questioni sociali che emergono in Germania, povertà, divisioni Est-Ovest, conseguenze negative della digitalizzazione, immigrazione. Ovvero diventare irrilevante.

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