10 marzo 2018 - 21:21

L’apertura di Trump
alla Corea di Kim
mette in ansia Tokyo

Il premier nipponico Shinzo Abe ha avuto un contatto telefonico molto esplicito con il presidente statunitense

di Franco Venturini

Una parata militare con alcuni missili in Corea del Nord (Ap)
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La «via negoziale» tra Kim Jong-un e Donald Trump, svelata in esclusiva dal Corriere il 29 ottobre scorso, è ancora ricca di incognite. La Casa Bianca sembra essere diventata più prudente dopo l’iniziale accettazione di un summit con il leader nordcoreano, ma è ancora molto forte la tentazione di sfruttare davanti all’opinione pubblica mondiale una trattativa di pace «strappata» all’arcinemico di ieri. E proprio per questo un cruciale alleato asiatico di Washington, il Giappone, teme di trovarsi sotto tiro.

La Corea del Nord possiede missili balistici, anche con testate nucleari, capaci di raggiungere Tokyo e dintorni. Ma il negoziato tra Washington e Pyongyang, se e quando scatterà, avrà per oggetto prioritario i missili Icbm (balistici intercontinentali) in grado, forse, di colpire gli Stati Uniti. Ecco allora il motivo delle preoccupazioni che le autorità nipponiche lasciano discretamente trapelare. Trump si accontenterà di mettere al sicuro gli Usa, lasciando a Kim i vettori di gittata minore ma capaci di arrivare in Giappone? Tokyo rischia di doversi accontentare di garanzie internazionali, non sempre affidabili? Sarà la Corea del Nord a prevalere sfruttando gli interessi di Trump sul fronte interno americano?

Non è un caso che il premier nipponico Shinzo Abe abbia avuto ieri l’altro con Trump un contatto telefonico molto esplicito. Ci siamo anche noi, ha detto Abe, e un accordo con Kim deve prevedere una denuclearizzazione totale e verificabile. Quanto poi all’entusiasmo negoziale della Corea del Sud, facilitato dalle Olimpiadi ma evidentemente preparato ben prima con l’ausilio della Cina, un po’ di cautela andrebbe usata anche nei confronti degli unionisti di Seul. Trump sembra aver recepito il messaggio giapponese, che si affianca a molte perplessità interne. Ma il presidente è poco prevedibile, e per questo Tokyo resta inquieta.

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