30 marzo 2018 - 19:56

Una riflessione necessaria
sulla libertà dalla paura

Quest’anno la Pasqua si carica di mestizia per gli ebrei europei. L’assassinio a Parigi di Mireille Knoll, ebrea ottantacinquenne, rivela il persistente e violento antisemitismo

di Andrea Riccardi

Mireille Knoll (foto Afp) Mireille Knoll (foto Afp)
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La Pasqua ebraica, che si celebra oggi, è un evento centrale per gli ebrei nel mondo. Quest’anno, per il complesso andamento dei calendari, quella ebraica giunge un giorno prima di quella cristiana, che è sempre di Domenica. La Pasqua ebraica — ricorda il rabbino britannico Jonathan Sacks — è il più antico rito ancora celebrato in Occidente. È la memoria della schiavitù in Egitto e del passaggio alla libertà. In questo rito, per millenni, gli ebrei hanno riconsiderato la loro condizione (spesso dolorosa) e hanno sperato nella liberazione. Nella chiusa del racconto sull’esodo, prima di render lode a Dio, si recita: «In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto». Non è solo un ricordo, ma l’identificazione con la schiavitù dei padri e la loro liberazione.

Quest’anno la Pasqua si carica di mestizia per gli ebrei europei. L’assassinio a Parigi di Mireille Knoll, ebrea ottantacinquenne, rivela il persistente e violento antisemitismo. La storia di quest’anziana è incredibile. Da bambina, aveva conosciuto l’antisemitismo nazista e di Vichy. Era sfuggita con la madre all’arresto dei 13.000 ebrei di Parigi, raccolti al Vélodrome d’hiver, da cui furono avviati alla morte. Nel dopoguerra aveva sposato uno scampato da Auschwitz. È stata uccisa da musulmani radicalizzati. L’età avanzata e la sua storia non l’hanno protetta: era un’ebrea da sopprimere. Uno degli assassini (un ventinovenne) abitava nel suo palazzo e l’aveva frequentata da ragazzo. I rapporti umani non valgono nulla di fronte a folli radicalizzazioni, magari via internet. I «lupi solitari» sono un pericolo che gli ebrei francesi denunciano da tempo, perché il caso Knoll non è isolato, ma l’ultimo di una serie di attacchi alle persone e alle istituzioni ebraiche (come i cimiteri). Gli ebrei hanno paura. Tanti, tra i 550.000 ebrei di Francia, la più grande comunità d’Europa, emigrano in Israele ogni anno. Nel 2015, dopo l’attentato all’Hyper Cacher, che causò la morte di quattro ebrei, ben 7000 hanno compiuto l’aliyah, cioè il ritorno in Israele.

Gli ebrei europei provano preoccupazione. Anzi amarezza — diceva mercoledì sera il rabbino Riccardo Di Segni, in una vibrante preghiera nel Tempio di Roma, alludendo anche al clima spirituale del Seder, il rito pasquale ebraico celebrato in famiglia, quando s’intinge la verdura amara nell’aceto o in acqua salata. Nel rito, poi alzando il piatto del pane azzimo, si dice: «Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in terra d’Egitto… Quest’anno qui — schiavi. L’anno prossimo in terra d’Israele — figli della libertà». Oggi la domanda è se, per gli ebrei, ci sia ancora la libertà dalla paura nel vecchio continente.

Le minacce vengono dall’islamismo radicale e dai nazionalismi. L’antisemitismo di matrice islamica è una realtà costante, anche se l’islam non s’identifica con il radicalismo. L’ha dichiarato la presidente degli ebrei romani, Ruth Dureghello, mentre il rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubaker, ha condannato l’assassinio, ricordando la «lunga e tradizionale fraternità» tra ebrei e musulmani in Francia. Del resto, nel 2015, all’Hyper Cacher, fu un giovane musulmano a salvare alcuni ebrei: «Non è questione di ebrei, cristiani o musulmani, — dichiarò — siamo tutti sulla stessa barca». Tuttavia le radicalizzazioni improvvise sono una minaccia all’orizzonte e per tutti. L’altro grave problema è la ripresa del nazionalismo che, nella storia europea, si è spesso connesso all’antisemitismo. Questo avviene anche in paesi, dove gli ebrei sono sparute minoranze dopo la Shoah.

Inoltre preoccupa un progetto di legge islandese che vieta la circoncisione, affermando che i diritti dei bambini vengono prima della libertà religiosa. Può un paese legiferare su millenari precetti religiosi, da sempre riconosciuti? Talvolta si ha la sensazione che la storia torni indietro a modelli nazionalisti del passato. Niente è ineluttabile, specie in tempi così emotivi e mobili.

Il vero problema è non far cadere nell’indifferenza gli episodi di antisemitismo. Occorre sviluppare, allo stesso tempo, la solidarietà e la coscienza che tutti siamo minacciati. L’antisemitismo rivela il marcio delle nostre società. Se non ci sarà sicurezza per gli ebrei in Europa, sarà smarrita l’Europa della democrazia e della libertà, che è la nostra.

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