Milano, 1 dicembre 2017 - 22:43

I 30 parlamentari di M5S pronti al passo indietro

Ci sarà un «filtro qualitativo» per limitare i volti nuovi inesperti. Si sta pensando di introdurre criteri oggettivi e meritocratici nei curricula. Difficile immaginare test o quiz d’ingresso, né tantomeno colloqui

Da sinistra in alto, Riccardo Nuti, Ivan Della Valle, Silvia Giordano, Matteo Mantero,Nicola Morra, Marta Grande, Massimiliano Bernini, Vega Colonnese,Vincenzo Caso e Azzurra Cancelleri
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Le regole sono importanti. Ma anche vincere le elezioni non sarebbe male. E una volta vinto, nel caso, sarebbe importante non dover governare con una massa di parlamentari alla prima esperienza, se non addirittura «voltagabbana». Per questo i 5 Stelle si stanno arrovellando sulle regole delle candidature. In queste ore — ieri c’è stato un altro vertice a Milano con Davide Casaleggio e Luigi Di Maio — si sta valutando l’ipotesi di introdurre «filtri qualitativi» alle candidature di sconosciuti. «Non vogliamo trovarci con i soliti dissidenti al primo mese di legislatura», dice un dirigente 5 Stelle. Come evitare una truppa di «pericolosi» sconosciuti, impreparati a tutto? «Filtri qualititativi», si diceva. Ma quali? Si sta pensando di introdurre criteri oggettivi e meritocratici nei curricula. Difficile immaginare test o quiz d’ingresso, né tantomeno colloqui, vista la massa di candidati potenziali. Ma qualcosa si dovrà fare. Anche per rassicurare la gran quantità di peones terrorizzata dall’ipotesi di perdere nelle «Parlamentarie». Si dice che, tra addii volontari e uscite forzate, il numero dei partenti stia lievitando oltre i 30. Ma molto dipenderà dalle regole.

Il rischio di essere spazzati via

Il dilemma principale per Casaleggio e Di Maio è proprio questo: attenersi alle regole storiche o accettare deroghe? Nel loro Dna ci sono il divieto di pluricandidature, la regola di non favorire nessuno (uno vale uno), compresi i parlamentari uscenti, l’ancoraggio alla residenza per la scelta del collegio elettorale. E il tetto a 40 anni per i candidati deputati (ma 30 uscenti hanno già superato l’età). Regole scomode. Che fare? A sciogliere i nodi ci penserà Beppe Grillo, fondatore, mental coach e garante delle regole. Che non potranno non prendere in considerazione la struttura del Rosatellum. La legge prevede la possibilità di candidarsi in un collegio uninominale e, nella quota proporzionale, fino a cinque listini plurinominali. Norma da sempre condannata dai 5 Stelle come un privilegio per i paracadutati della casta. Ma se Luigi Di Maio finisse malauguratamente nello stesso collegio, poniamo, del potentissimo Vincenzo De Luca? Il rischio di essere spazzato via c’è. Per questo si fa avanti l’idea di consentire ai big di candidarsi sia in un collegio uninominale sia in uno proporzionale. I 5 Stelle potrebbero comunque dire di aver rispettato la regola di non accettare le pluricandidature (nei cinque listini). Carlo Sibilia è sibillino: «Io accetterei la sfida in un collegio uninominale. A patto però che il Movimento non ci abbandoni». A patto cioè, che riservi un posticino nella lista proporzionale. Il senatore Enrico Cappelletti la pensa diversamente: «Tutti gli uscenti dovrebbero candidarsi solo nei collegi uninominali».

«Voglio fare la mamma»

E le «Parlamentarie»? Paola Taverna ha proposto il «recall» per gli uscenti. Ovvero una corsia preferenziale. Molti le hanno dato ragione, Di Maio ha detto: non se ne parla. E infatti anche Toninelli lo esclude: «Ma va, figuriamoci. Se uno non viene rieletto, amen: tornerà a fare l’attivista». Ma diversi peones sono terrorizzati. Emanuele Scagliusi la butta lì: «Per aiutarci si potrebbe usare come circoscrizioni le Regioni e non i confini piccoli del Rosatellum. Così avremmo più chance». Intanto crescono gli addii veri e potenziali. L’effetto Di Battista ha coinvolto Vega Colonnese («Voglio fare la mamma»), ma anche Vincenzo Caso: «Non ci sarò. L’avevo promesso alla mia fidanzata. È tempo di pensare alla famiglia». A casa anche Massimiliano Bernini: «Non mi ricandido: motivi personali». Tra i dubbiosi ci sono Nicola Morra, Angelo Tofalo, Azzurra Cancelleri. E Marta Grande, reduce da una missione in Islanda: «Sto valutando. Per ora è presto». Tutti in attesa di conoscere le regole: «Prima di buttarci, vogliamo sapere quanto si rischia», dice una parlamentare. Intanto premono i nuovi. Si parla di Stefano Buffagni (fedelissimo di Di Maio), Mattia Calise, Alvise Maniero, Stefano Patuanelli e Gianluca Perilli. Ci sarà posto per tutti?

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