Milano, 2 dicembre 2017 - 22:24

Caio Mussolini, bisnipote del Duce: «In politica come Alessandra? Lei è un’ex attrice, io ho due lauree»

È uno dei nomi a cui pensa Giorgia Meloni per le liste di FdI. «Per ora è solo un’ipotesi. Sono qui per guardare, capire»

Caio Giulio Cesare Mussolini (Facebook) Caio Giulio Cesare Mussolini (Facebook)
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Caio Giulio Cesare Mussolini, 50 anni, ex ufficiale di Marina e manager di Finmeccanica, figlio di Guido e bisnipote del Duce. Ha vissuto in Venezuela e ora ad Abu Dhabi. È uno dei nomi a cui pensa Giorgia Meloni per le liste di FdI. «Per ora è solo un’ipotesi. Sono qui per guardare, capire. Del resto sono sommergibilista...», dice.

Lei è nuovo, il suo cognome tutt’altro.
«Per il cognome sono stato attaccato a priori. Ho vissuto una dicotomia. Ciò che mi dicevano a scuola o su certa stampa, tutto male del fascismo, e ciò che mi dicevano a casa o alcune persone che lo avevano vissuto, tutto bene».

Come ha risolto la dicotomia?
«Studiando, capendo che ci sono state cose negative e cose positive. Che è stato un periodo complesso. Ed è un periodo chiuso».

Eppure se ne parla ancora tanto.
«Ha rappresentato l’Italia, gli slanci e le mediocrità. Il fascismo sono stati gli italiani. Questa passione per l’uomo forte, per esempio. È molto latina. E resta».

Cosa pensa di chi si dichiara ancora fascista, come CasaPound o i naziskin?
«Non sono molto addentro. Di certo rappresentano più una minaccia all’ordine pubblico i centri sociali».

E della legge Fiano?
«È anacronistica, un pretesto per non parlare dei problemi veri. Cosa fai, butti giù l’obelisco del Foro italico o “riannacqui” le paludi che Mussolini aveva bonificato?».

Dall’estero come vede l’Italia?
«Sull’orlo del baratro. Contiamo niente e Alfano è un ministro patetico».

Quando torna che nota?
«Non c’è rispetto per le regole e mancano il senso civico e il principio di autorità».

Alessandra Mussolini ha detto che per Ostia basterebbero tre mesi del nonno.
«Una boutade. L’uomo solo non basta. Io e Alessandra abbiamo avuto un percorso diverso. Lei ha fatto l’attrice, poi è stata eletta senza esperienza. Io sono entrato in Marina, ho due lauree, parlo tre lingue».

Anche lei però conta sul potere «evocativo» del cognome.
«Il cognome può essere un’arma a doppio taglio».

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