Milano, 3 dicembre 2017 - 22:55

E ora Renzi teme un colpo di mano
in Senato sullo ius soli

Il segretario del Pd non è preoccupato dalla sinistra guidata da Pietro Grasso ma le modalità con cui il presidente del Senato intenderà interpretare il ruolo che ricopre

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Non è certo la percentuale a due cifre che ieri D’Alema ha subito assegnato alla sinistra guidata da Grasso a impensierire il Pd. In tutti i sondaggi riservati che arrivano regolarmente al Nazareno, Liberi e Uguali nella più ottimistica (per Bersani e compagni, ovviamente) delle previsioni oscilla tra il 6 e il 7 per cento al massimo. Ciò che preoccupa lo stato maggiore del Pd semmai, per dirla con le parole di un renziano di rango, «sono le modalità con cui il presidente del Senato, dopo la sua scelta di campo, intenderà interpretare il ruolo che ricopre».

Per questa ragione gli occhi dei dirigenti del Pd sono puntati sulla capigruppo di domani a Palazzo Madama. Non è un mistero per nessuno, perché Renzi lo ha detto e ripetuto più volte, che il Partito democratico miri ad approvare il biotestamento in questa legislatura. Un provvedimento, questo, che per Pisapia è una condizione indispensabile per l’alleanza con il Pd. Su quella legge c’è già il «sì» dei grillini, ribadito qualche giorno fa da Di Battista. E, particolare di non poco conto, non c’è una vera e propria levata di scudi da parte di quei centristi che faranno parte della coalizione del Pd. Insomma, se venisse calendarizzato il biotestamento, il Partito democratico otterrebbe un doppio risultato: far approvare una legge che è richiesta da un pezzo importante dei futuri alleati e che, nel contempo, è fortemente voluta dallo stesso Renzi.

Ma il timore è che Grasso possa provare a forzare la mano per mettere in difficoltà il Pd. Come? Spingendo sullo ius soli, per porlo all’ordine del giorno del Senato prima del biotestamento. Una mossa del genere metterebbe in grande imbarazzo il Pd. Difficilmente infatti il governo potrebbe porre la fiducia su quella legge, dal momento che una parte della maggioranza (Alternativa popolare) è contraria. Perciò il Partito democratico si troverebbe a dover comunque appoggiare il provvedimento, voluto sia da Pisapia che da Bonino, mettendosi in contrapposizione con i futuri alleati centristi. Non solo, se in quest’ultimo scorcio di legislatura il Senato si occupasse subito dello ius soli, sul quale sono stati presentati migliaia di emendamenti e su cui non ci sono numeri certi al Senato, non vi sarebbe poi più il tempo per approvare il biotestamento. «Ed è questa la legge che noi privilegiamo perché è l’unica sulla quale è possibile trovare una maggioranza», spiega il renziano Andrea Marcucci.

Già, ma se Grasso decidesse di giocare una partita politica potrebbe scombinare i giochi del Pd e puntare sullo ius soli. Del resto, dentro Mdp c’è chi spinge in tal senso. Dunque, il rischio c’è, anche se Renzi ripete a tutti i suoi interlocutori di credere nella «sensibilità istituzionale» del presidente del Senato. Certo, paragonare Grasso al Fini presidente della Camera che duellava con l’ex alleato Berlusconi sarebbe improprio, se non altro perché il leader di An aveva un partito in proprio, mentre l’ex procuratore Antimafia non ce l’ha, ma al Pd aspettano comunque con una certa trepidazione l’appuntamento di domani. «Se la capogruppo — spiega il renziano David Ermini — decidesse di calendarizzare subito il biotestamento, ci sarebbe la possibilità di farlo passare. Se invece Grasso spingesse per lo ius soli si renderebbe responsabile del suo fallimento perché i numeri non ci sono e, dopo una bocciatura, sarebbe difficile farlo anche nella prossima legislatura. Non solo: così metterebbe a repentaglio pure il biotestamento...».

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