Milano, 4 dicembre 2017 - 22:34

Dibba senior: «M5S preoccupanti
rivoluzionari per qualche settimana»

Vittorio Di Battista: «Amareggiato e disilluso. il tonno è ancora nella scatola»

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Dibba figlio non si ricandida, per godersi le gioie della paternità e per tenersi le mani libere (per scrivere, per ora). Dibba padre, invece, le mani le usa volentieri per scrivere post infuocati, demolire i 5 Stelle «rivoluzionari per qualche settimana, incomprensibili per qualche mese, preoccupanti per qualche semestre». Vittorio Di Battista è un ciclone: si dice «amareggiato, disilluso e, temo, tradito». Poi, a Un giorno da pecora, trasmissione di Radio Rai, rincara la dose, incitando i 5 Stelle a «non rispettare lo Stato, che è un’associazione per delinquere».

Le esternazioni

Di Battista padre non è nuovo a esternazioni furiose. E provocatorie. E anche stavolta non scherza. Alla fine del suo post, scrive: «Il fatto che io sia il padre del Diba è un dettaglio della storia (citazione da... non ve lo dico)». La citazione è probabilmente da una frase pesantissima di Jean-Marie Le Pen, che disse: «Le camere a gas per gli ebrei? Un dettaglio della storia». Ma Vittorio Di Battista non è tipo da misurare le parole. I cronisti li disprezza, sulla scia di Beppe Grillo. Al Corriere disse: «Signor cronista, se la prenda nel c.». Di recente, ha invitato due giornalisti ad «andare a pulire i cessi dei supermercati». La sua fede politica è nota: «Sono un fascista orgoglioso», disse di recente. Ma ieri si è definito «socialdemocratico». Non senza poi invocare un «Che Guevara» alla guida del Movimento.

L’attacco

Tutto il suo post è una demolizione dei 5 Stelle. Di cui pure dice di sentirsi parte, visto che usa il «noi». Spiega che il Movimento è partito per aprire la politica con l’apriscatole, come diceva Grillo, «ma il tonno è rimasto nella scatoletta: ci hanno dato il contentino di cambiare qualche goccia di olio rancido». A Di Battista non piace l’andazzo troppo rispettoso che avrebbe preso il Movimento. «Ci siamo normalizzati», dice. La sua idea di politica è più muscolare: «Non abbiamo più incalzato, minacciato, urlato e impedito agli altri di riprendere fiato». Nessun rispetto per lo Stato: «Sono una ciurma di delinquenti». In un post successivo si dice «soddisfatto» del dibattito nato dal suo post.

Il dibattito

Il dibattito sui social, in realtà, stava prendendo una curva pericolosa. Perché la mancata ricandidatura di Alessandro Di Battista in Parlamento preoccupa molti, visto il seguito che ha tra gli attivisti. E le parole del padre sembrano mettere una pietra su una prima fase «rivoluzionaria» del Movimento, puntando il dito contro la leadership in giacca e cravatta di Luigi Di Maio. Evidentemente, nel frattempo, deve essere arrivata qualche telefonata. Perché il «fascista-socialdemocratico-guevariano» nega che la linea morbida sia colpa di Di Maio: «Lui è più riflessivo di mio figlio, ma mi auguro che sarà più rancoroso dentro di sé». Già, perché al Movimento «manca quella rabbia che aveva dato vita allo Tsunami». Ma Alessandro apprezza queste sue esternazioni? «Non so se le ha viste, lui sta sempre in giro, ci vediamo rarissimamente. Ma ogni tanto mi chiama e mi rimbrotta». Vittorio non ha letto il libro «Meglio liberi»: «Non ho tempo di leggere libri e neanche giornali». Al nipote Andrea augura «di seguire le orme del padre, che ha fatto il viaggio verso l’America Latina che avrei voluto fare ai miei tempi».

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