14 dicembre 2017 - 22:53

Caso Boschi, Pd tra difesa e imbarazzi La minoranza: «Non ci fa bene»

Dal nazareno la richiesta di inviare messaggi di sostegno alla sottosegretaria. Ma la sinistra rimane in silenzio. Il ministro De Vincenti: «La sua posizione è ineccepibile»

Lilli Gruber e Maria Elena Boschi su La7 (Imagoeconomica)
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La difesa compatta e nervosa dei renziani e il silenzio imbarazzato delle minoranze dem dicono quanto alto, nel Pd, sia il livello di allarme dopo la «rivelazione» del presidente Consob e il contrattacco di Maria Elena Boschi. Il premier Gentiloni, che sperava in un finale ordinato di legislatura, si tiene alla larga dall’ennesima bufera che investe la sottosegretaria. Parla invece il ministro Claudio de Vincenti e la sua difesa non ha ombre: «Boschi ha già chiarito, la sua posizione è ineccepibile».

Eppure al Senato, ieri pomeriggio, girava voce che i dem stiano cercando il modo di chiudere in anticipo i lavori della Commissione di inchiesta sulle banche, così da schivare l’insidia dell’audizione dell’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni, in calendario per il 20 dicembre. Al Nazareno il leader è furioso e chiede ai fedelissimi di bombardare con messaggi a sostegno di Boschi. Uno dopo l’altro i parlamentari del Pd sfidano le opposizioni a provare che la sottosegretaria mentì in Aula alla Camera il 18 dicembre 2015. «Maria Elena dice la verità, Di Maio mente in maniera spudorata» attacca Simona Malpezzi. Per Walter Verini sono accuse strumentali: «Basta usare la Commissione come una clava». Parlano Marcucci, Fanucci, Bonifazi, Carbone, Esposito, Ermini, Fregolent... Ettore Rosato è stupito dalle «cattiverie volgari» delle opposizioni, Lele Fiano respinge le «calunnie». Il presidente dem Matteo Orfini propone di fornire via mail ai commissari l’intervento di Boschi: «Vediamo se qualcuno ha voglia di fare il fact checking e scoprire se la bugia è della sottosegretaria o del terzetto Di Battista, Calderoli e Speranza». Avanti così, fino a Claudio Velardi che respinge il «mix vomitevole di sessismo, misoginia, invidia sociale e sciacallaggio».

Con la campagna che incombe e Renzi impegnato a decidere chi mettere in lista, nessuno nel Pd vuol sentire parlare di dimissioni, passi indietro o mancata candidatura di Boschi. Anche la minoranza sceglie la cautela. Michele Emiliano è impegnato a Roma in un’«assemblea fiume», Francesco Boccia è «sommerso da migliaia di emendamenti» in commissione, Andrea Orlando è a Genova e i suoi sono impegnati su altri fronti. Rosaria Capacchione: «Sono cose serie e delicate, voglio prima leggere tutto». Massimo Mucchetti: «Sono al lavoro sulla web tax».

Chi risponde, lascia trapelare imbarazzo e tensione. Cesare Damiano ammette che la preoccupazione c’è: «Questa vicenda non farà del bene al Pd, perché la strumentalizzazione andrà avanti per tutta la campagna elettorale». Boschi si deve dimettere? «Non vado oltre». Prudenza anche da SinistraDem. Gianni Cuperlo, che dopo il voto si batterà per «rifondare il Pd», ha riunito i suoi parlamentari e ha chiesto al mondo politico «di fare chiarezza e non alzare polveroni». L’ex presidente è preoccupato per i possibili effetti sulla corsa elettorale, ma non chiede a Boschi di lasciare e non farà da sponda allo «sciacallaggio» delle opposizioni.

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