16 dicembre 2017 - 22:37

«Ci incontriamo, non ci incontriamo?». L’eterno valzer tra Berlusconi e la Lega

Dai pranzi con Bossi alle trattative con Salvini, la diplomazia del leader di Forza Italia

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Silvio Berlusconi è un maestro nel dirimere contrasti attorno a un tavolo, anzi attorno a una tavola, tutti insieme, per pranzi e cene. Anche cene eleganti, ma soprattutto politico-diplomatiche. La diplomazia della cena è una sua specialità. E il fatto che Matteo Salvini sia tanto riottoso nel fissare una data, sempre una scusa per rimandare il convivio della pace, a lui pare un insopportabile «capriccio». Poi succederà, prima o poi succederà: non è possibile andare alle elezioni divisi, sparpagliati, incattiviti, senza una cena chiarificatrice.
È successo da poco anche in Sicilia, alla vigilia delle elezioni (vincenti) per il governatore. Il «patto dell’arancino», l’hanno chiamato, la cena che ha unito Berlusconi, Salvini e Gorgia Meloni per dimostrare che il centrodestra era forte, una testuggine invincibile. Ci sarà l’occasione, per sciogliere i mugugni di Salvini con le deliziose portate sulla tavola di Arcore. Ma che fatica, chissà perché, si chiederà Berlusconi, con la Lega occorre sempre questa fatica.

Scene memorabili

Le cene, le case in Sardegna, gli incontri conviviali. Berlusconi ne ha fatto una filosofia, l’idea che gli angoli possano essere smussati con l’aiuto di un buon cibo, nel calore di una tavolata. Che i contrasti non sono mai contrasti per sempre se confortati da un incontro amichevole. Quando nel ’94 Umberto Bossi aveva già deciso di rompere con il suo governo, Berlusconi gli mise a disposizione la sua villa. Scene memorabili furono immortalate con Bossi in canottiera. Troppo informale e «popolana»? Del resto anche Berlusconi indossò una bandana nelle vacanze che aveva ospitalmente offerto alla coppia Blair, figurarsi se poteva formalizzarsi per una canottiera. Solo che quella volta le doti gastronomiche del cuoco Michele al servizio della diplomazia della cena messa a punto dal munifico padrone di casa non sortirono l’effetto sperato e Bossi decise di rompere con Berlusconi, non prima di un pranzetto, potenza delle tavolate, in quel di Gallipoli co i congiurato D’Alema e Buttiglione. Per non sbagliare di nuovo, quando Berlusconi decise di riannodare i rapporti con la Lega verso la fine degli anni Novanta, stabilì anche che le relazioni con Bossi non potessero non essere cementate da un comune convergere attorno al desco di Arcore, ogni santissimo lunedì.

Gap generazionale

Con la pioggia o con il vento, Berlusconi e Bossi trascorrevano tutti i lunedì più che per elaborare strategie, per riconoscersi indistruttibile sodalizio, mai più esposto ai venti dei ribaltoni, dopo la triste e traumatica esperienza del 1994 e degli anni successivi. Al primo soffio di vento, prima che potesse arrivare la tempesta, la cena del lunedì provvedeva a smorzare, ad allontanare i fantasmi della rottura. Ma ora? Ora esiste anche un gap generazionale che ai tempi del duopolio bossian-berlusconiano non esisteva. Continuamente Berlusconi dice di Salvini che è molto esuberante, molto dinamico, di un dinamismo tale che è persino impossibile fissare un appuntamento a cena senza il pericolo di annullamenti e di buche dell’ultimo minuto. Ora Berlusconi vuole stringere un patto, innaffiato da un buon vino e con un cibo che certamente sarà differenziato, per tener fede alle rigide diete a cui il leader si sta sottoponendo dopo le cure di Merano (diete che forse si sono interrotte con gli arancini palermitani, ma non c’è documentazione fotografica). Ma ha dalla sua un’esperienza internazionale in fatto di pranzi e cene diplomatiche e anzi lui continua a sostenere che in qualche modo la guerra fredda tra Stati Uniti e Russia si sia scongelata grazie a lui e al clima amichevole che si era instaurato durante il vertice di Pratica di Mare. Se ha messo la parola fine alla guerra fredda, pare così ardua l’impresa di ricucire a tavola i rapporti con il capricciosissimo alleato-concorrente Matteo Salvini?

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