17 dicembre 2017 - 07:27

Orlando: «Candidare Maria Elena? Ci dobbiamo ragionare, serve chi prende più voti»

Il Guardasigilli: non vedo come Renzi possa fare il premier. Ma se ci fossero chance, non lo ostacolerei.Boschi? Il tema non è lei, ma la Commissione banche, che è stata un errore

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ROMA Andrea Orlando non incendia le folle. Rifugge, scientemente, da artifici di retorica populista e non ha il fisico né la gestualità da grande oratore. Alla fine dell’assemblea dei suoi Dems, la corrente che vuole far crescere e pesare in vista delle urne, posa impacciato di fronte ai cellulari di un folto drappello di seguaci calabresi. Ma il ministro della Giustizia respira politica da quando era in calzoni corti e sa come strappare un applauso. Il più forte arriva qui: «Non ce ne andiamo. Perché siamo gli unici in grado di guidare questo partito. Siamo gli unici che sanno parlare a un mondo che ci ha voltato le spalle. Siamo gli unici ad avere la credibilità che altri hanno perduto».

Non lo nomina mai, Matteo Renzi. Così come non nomina Maria Elena Boschi. A fine assemblea è costretto a farlo. Lei se lo immagina Renzi ancora premier? «A dir la verità non si immagina premier lui stesso, visto che ne cita diversi altri. Se ci fossero chance, non lo ostacolerei. Ma non vedo come, mi pare davvero complicato in un quadro di coalizione». Contende la sua leadership? «No, non sono ossessionato dall’antirenzismo. Sono in una dimensione inclusiva, dialogante. Gentiloniana, direi. Non vogliamo rifare il congresso. Ma abbiamo vinto, politicamente». Guarda avanti Orlando. E il futuro per lui non è più Renzi. È Gentiloni? «Nel suo governo si sono affermate tante personalità nuove». Come Carlo Calenda: «Mi ha colpito come abbia chiesto di entrare nel Pd e nessuno se lo sia filato. È animato da una seria preoccupazione per la deriva populista del Paese. Lo stimo molto, anche se non sempre condivido: se vuole venire a discutere con noi, le porte sono aperte».

Di Maria Elena Boschi parla malvolentieri, essendo collega di governo: «Il tema non è la Boschi, ma la Commissione banche, che è stata un errore». Lei deve rinunciare a candidarsi? «Ha fatto un lavoro importante che va riconosciuto. Io chiedo che si mettano in campo le candidature che sono in grado di farci prendere più voti. Sulla candidatura della Boschi si deve ragionare, come su quella di tutti noi». E in questa logica si dovranno costruire le liste: «Chi è stato di rottura, oggi ha meno presa tra la gente. Cè chi non ha partecipato alla tifoseria e per questo ha una credibilità che chi ha fatto il capo ultrà non ha». Accenna a «trappole»: «Fare la Commissione banche, mettere la questione su un ring, è stato un boomerang».
Bacchetta Renzi sui bonus: «Bisogna smetterla con questa politica. Gli 80 euro hanno funzionato, ma il bonus giovani no». E sul Jobs act: «Non sacralizziamolo: rendiamo più costoso il lavoro precario e più onerosi i licenziamenti». Punzecchia Emiliano: «Non mi convince la sua cifra populista». Attacca i 5 Stelle: «Sono ambigui, stanno diventando il partito della nazione, uniscono i No Tav con i neofascisti». Critica Bersani: «Vuole rompere l’isolamento alleandosi con i 5 Stelle. È preoccupante. Ci sono due banalità che l’ostacolano: l’antieuropeismo e le politiche migratorie. A quel punto Bersani, già che è nel bosco, incontri pure Salvini».

Orlando lancia idee e parole d’ordine di sinistra. «Contro il populismo mettiamo in campo l’eguaglianza sociale». Il fisco: «Non è uno strumento del demonio, riduce le diseguaglianze. Facciamo la fiscalità verde». L’allarme nero: «A gennaio facciamo una manifestazione per lanciare una rete antifascista». Amazon: «Quando non vuole interloquire con i sindacati, ci riporta all’800». I diritti: «Non fermiamoci. Servono anche i matrimoni egualitari. E occupiamoci delle condizioni delle carceri». Un programma di sinistra: «Perché il socialismo non è una brutta parola e sta tornando di moda». E perché c’è da prepararsi. Per questo, ribadendo che la rotta per il dopo Renzi è il centrosinistra, chiama a raccolta le altre minoranze: «A Cuperlo e Emiliano dico: non ha senso procedere sparsi, convergiamo, magari in una sola associazione. Se ci sono stati fraintendimenti, mettiamoli da parte e lavoriamo insieme».

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