16 dicembre 2017 - 22:46

Sicilia, quei voti del Pd in soccorso di Miccichè. M5S grida all’«inciucio»

Scontro tra dem per i sì al presidente Ars: utili idioti. Bagarre dopo che un deputato udc mostra la scheda

Gianfranco Miccichè (Mike Palazzotto) Gianfranco Miccichè (Mike Palazzotto)
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Torna sullo scranno più alto di Palazzo dei Normanni Gianfranco Miccichè (ma con la sua elezione spacca il Pd siciliano), pronto a tessere alleanze «perché la maggioranza non c’è», in sintonia con il governatore Nello Musumeci «per salvare la Sicilia», l’isola che, dice, non avrebbe più bisogno di una commissione antimafia da trasformare in «anticorruzione». Con il suo carattere impetuoso che non risparmia critiche ai magistrati decisi a lasciare in carcere Marcello Dell’Utri, il colonnello berlusconiano si riprende la carica di presidente dell’Assemblea regionale lasciata nel 2008. Dopo tre scrutini. I primi due venerdì. Fumate nere per appena un voto. Anche per la forzata assenza di un deputato di maggioranza e per due franchi tiratori annidati nel centro destra. Ieri il successo. Pieno. Perché gli bastavano 35 voti e ne ha avuti 39. Ma chi sa conteggiare l’aritmetica parlamentare è certo che quei due franchi tiratori abbiano continuano a colpire, bilanciati comunque dal voto scoperto di due parlamentari vicini all’ex ministro Salvatore Cardinale (Sicilia Futura) e da quello coperto di 4 degli 11 deputati del Pd.

Colpi di mazza

La caccia si sposta così dalla ricerca dei franchi tiratori interni al centrodestra a quelli del partito di Renzi che, ad apertura di legislatura, si spacca con veleni rovesciati su quattro sospettati. Alcuni vicini al sottosegretario Davide Farone, secondo voci smentite con sdegno dal sottosegretario renziano: «Abbiano il coraggio di dirlo chiaro». Non fa nomi, ma è pungente Antonello Cracolici, ex capogruppo ed ex assessore del governo Crocetta: «Ci sono stati 4 utili idioti. Qualcuno ha voluto fare il soccorritore di un vincitore che ce l’ha fatta comunque». E Giuseppe Lupo, fino a qualche giorno fa vice presidente dell’Assemblea: «Devono vergognarsi e chiedere scusa ai cittadini che li hanno eletti...». Poi uno dei sospettati, il renziano Nello Dipasquale, esce allo scoperto e ribalta: «Il Pd è una forza politica unita, faremo valere il nostro peso anche dall’opposizione». Gongolano i due deputati di Cardinale, Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo, che pur dalla coalizione di centrosinistra sono stati i primi a optare per Micciché. Nel caos di attacchi e smentite, anche la bagarre per un deputato Udc, Giovanni Bulla, che aveva mostrato il suo voto prima di riporre la scheda nell’urna. Colpi di mazza in un palazzo dove si muovono euforici i big di Forza Italia, compreso l’ex presidente del Senato Renato Schifani, per due giorni sempre presente, vigile su trattative già proiettate verso le elezioni di marzo.

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