20 dicembre 2017 - 17:23

Biotestamento, Lorenzin: «Garantirò l’obiezione di coscienza»

La ministra della Salute: «So che la legge appena approvata non prevede una specifica disciplina per l’obiezione di coscienza, e quindi voglio incontrare i medici cattolici per garantire la piena operatività del sistema sanitario». La Lega: rischio caos

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Sarà possibile per gli operatori sanitari applicare l’obiezione di coscienza sulle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento appena approvate dal Parlamento. Lo ha assicurato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «È mia intenzione - ha detto - immediatamente dopo la pubblicazione della legge, incontrare i rappresentanti delle strutture sanitarie private cattoliche, per condividere con loro opportune modalità applicative della legge» .La preoccupazione della ministra nasce da una consapevolezza: «Non ignoro che la legge non contenga una specifica disciplina in tema di obiezione di coscienza per i medici», dice Lorenzin. Ed è proprio per questa ragione che è sua intenzione seguire «con grande attenzione l’applicazione delle nuove disposizioni». Nel caso in cui si dovessero verificare criticità, allora Lorenzin è pronta ad assumere «immediatamente le necessarie iniziative»: l’obiettivo, ricorda la ministra, è «salvaguardare la piena operatività del sistema sanitario». Ma l’associazione Coscioni critica subito la presa di posizione della ministra: «Lorenzin deve garantire l’applicazione di una legge di Stato di cui è lei stessa Ministro. Il Biotestamento non prevede l’Obiezione di coscienza. I medici che sceglieranno di andare in questa direzione saranno perseguibili per aver violato la legge», scrive Filomena Gallo. Mentre la Lega teme che stia «per esplodere un caos sociale e sanitario»: il deputato Alessandro Pagano ricorda che «sono già tre gli istituti che hanno annunciato di non applicare il biotestamento: Cottolengo, Aris, Acquaviva (Bari) e potenzialmente sono oltre 100 gli istituti sanitari, praticamente 1/3 della sanità italiana».

Le pressioni del Vaticano

Per il Segretario di Stato vaticano, Parolin, quella degli istituti cattolici è «una posizione legittima». «Uno dei punti carenti di questa legge, senza dare un giudizio globale, - ha sottolineato - è quello di non prevedere per le persone, i medici, gli operatori sanitari e le istituzioni cattoliche la possibilità di fare l’obiezione di coscienza. Mi pare normale che ci sia anche questa posizione». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Chiesa italiana, il card. Bassetti, che dice chiaramente come si rischi la chiusura di tutti gli ospedali cattolici «e non credo che nessuno voglia questo». Bassetti sottolinea che «questa legge, come tutte le cose, non è perfetta e dunque può essere perfezionata». E invoca, come Parolin, l’obiezione di coscienza «non solo a livello di persone ma anche di strutture». Per l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia non si può «obbligare i medici a fare quello che non si sentono di fare. A mio avviso nelle maglie della legge, ci sono i termini per farlo». Da Torino anche il commento di don Carmine Arice, Padre Generale del Cottolengo: «È un’apertura - afferma riferendosi alle parole di Lorenzin - che ci rasserena, soprattutto perché il ministro non si è limitato a riconoscere il diritto dei medici all’obiezione di coscienza, ma anche quello delle strutture cattoliche». Ma il Centro Livatino invece fa notare che «l’incontro annunciato, e gli atti eventualmente seguenti, come una circolare ministeriale, non avranno mai la forza di colmare una voluta e conclamata lacuna della legge primaria».

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I precedenti

C’è un precedente pesante, che pesa: il rispetto della legge sull’aborto, che spesso è finito sulle prime pagine dei giornali, con casi di donne costrette a fare il giro degli ospedali prima di trovare un medico non obiettore. Assicura Lorenzin che invece il suo intento è stato sempre quello di garantire la «piena operatività del sistema sanitario» anche « con riferimento alla legge sulla Ivg, rispetto alla quale ho sempre verificato, nella qualità di ministro della Salute, che sussistesse l’accesso alle pratiche abortive, rispettando il diritto all’obiezione di coscienza». L’incontro con i rappresentanti delle strutture sanitarie cattoliche servirà proprio, assicura lei, a «condividere con loro opportune modalità applicative della legge, volte a contemperare la necessità di applicare fedelmente le nuove disposizioni legislative, con la altrettanto fondata esigenza di assicurare agli operatori sanitari il rispetto delle loro intime posizioni di coscienza». Staremo a vedere.

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