20 dicembre 2017 - 12:50

Renzi e Richetti, la convivenza difficile degli ex rottamatori

I due Matteo di nuovo in rotta di collisione sulla linea del Pd. Entrambi cattolici ed ex Margherita, ma i caratteri sono incompatibili: storia di un rapporto di amore-odio

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Prima compagni di rottamazione sull’onda della Leopolda, un doloroso strappo, poi di nuovo insieme per la grande sfida del referendum sulle riforme e, oggi, un’altra frattura con le elezioni alle porte e il Pd sotto assedio per il «caso banche». A Napoli, lunedì scorso, nello spezzone di un lungo intervento pubblico davanti ai giovani, Richetti ha messo Renzi nel mirino, a sorpresa: «Perché non comprendiamo che in politica la parola data, anche su questioni poco rilevanti, conta, in una stagione così complessa?». Apriti cielo: Renzi, per qualche giorno in vacanza lontano dai riflettori, va su tutte le furie. E Richetti è costretto a pubblicare su Facebook un contro-video, per ricucire con il segretario del Pd, di cui per di più è responsabile della comunicazione.

Questione di segno zodiacale

Il rapporto tra i due Matteo (Renzi e Richetti) viaggia sulle montagne russe: il primo è Capricorno, il secondo Leone. Eppure di punti in comune ne avrebbero molti, oltre ai nomi di battesimo: coetanei (42 anni Renzi, 43 Richetti), entrambi cattolici ed ex Margherita hanno mosso i primissimi passi nel giornalismo per poi tuffarsi in politica, con una rapida ascesa e una (quasi) ossessione per le camicie bianche . I due Matteo hanno anche un’altra cosa in comune, che però li ha spesso portati in rotta di collisione: un carattere da prime donne.

Richetti: «Io e Renzi? Ho sposato mia moglie»

Nel 2011, alla seconda edizione della Leopolda per avviare la stagione della rottamazione, Renzi chiama Richetti al suo fianco sul palco: il suo omonimo, ai tempi presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna, aveva appena avviato una battaglia per abolire i vitalizi. Una sfida locale, insomma, perfetta come esempio da portare a livello nazionale. Renzi ha appena liquidato Pippo Civati, primo compagno di Leopolda: «Richetti, ma non teme di fare la stessa fine?», gli chiede il Corriere Fiorentino. La replica è emblematica: «Io ho sposato mia moglie, non lui». E infatti, poco tempo dopo, le strade dei due Matteo si separano. Renzi, a inizio 2013, conquista Palazzo Chigi, ma per Richetti, nel frattempo diventato onorevole, nemmeno un posto da sottosegretario.

Da rottamatori a rottamati?

Nel 2014, il Matteo emiliano tenta la scalata da governatore, ma una inchiesta (finita con un nulla di fatto a suo carico) su alcuni rimborsi gonfiati ai tempi del consiglio regionale gli sbarra comunque la strada, anche perché manca il sostegno politico di Renzi: «Non possiamo togliere tutto ai bersaniani», è il ragionamento politico. Così il governatore diventa Stefano Bonaccini, sì in quota Bersani, ma che sta per vestire la casacca renziana. Poi Renzi e Richetti stringono un patto di ferro in vista del referendum, ma da rottamatori finiscono praticamente rottamati. Sulle macerie politiche del 4 dicembre non possono che ripartire, ancora una volta insieme: Renzi nomina Richetti capo della comunicazione del Pd. Ma il derby dell'Appennino tosco-emiliano continua a regalare scintille: «Renzi, nonostante tutto, resta il numero uno in Europa», ripete con sincerità. Salvo poi diventare anche troppo sincero, come a Napoli.

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